MILAN NEWS – Il peggior fulmine a ciel sereno tra le tante saette scagliate su Milanello. Perché nell’ecatombe generale, causa un fato stranamente avverso, l’assenza di Giacomo Bonaventura è stata probabilmente la mazzata più grande in assoluto in casa Milan.
Una bufera all’improvviso, proprio quando sul Diavolo stavano per rivedersi cieli tersi e un’aria serena. Era infatti la vigilia di Milan-Sampdoria, la gara della (apparente) rinascita. La notte che non solo salvò il tecnico da un esonero incombente, ma anche quella che aprì la rimonta Champions che ha poi riportato (momentaneamente) i rossoneri al quarto posto. Eppure, proprio in quelle ore si stava consumando una tragedia nell’inconsapevolezza generale. Un infortunio apparentemente lieve, non grave. Un’innocua infiammazione resasi poi una notizia choc: lesione osteocondrale del ginocchio sinistro e stagione finita. Il tutto a fine novembre, con tempi di recupero ufficialmente valutati “tra gli 8 e 9 mesi”. Così Jack supera tutti con un’accelerata maledetta, sorpassando anche le drammatiche situazioni di Mattia Caldara e Lucas Biglia.
Bonaventura, quel bomber di inizio stagione
Una legnata per Gennaro Gattuso, una doccia gelata per l’intero spogliatoio orfano di quel leader tecnico e trascinatore. Vedi Napoli alla prima giornata: sua la firma iniziale per un vantaggio poi sprecato in una gara a dir poco folle. Idem in casa contro l’Atalanta, dove sempre lui sbloccò nuovamente il risultato. Non avvenne lo stesso, fortunatamente, contro un Chievo ma fu sempre di Bonaventura la rete che chiuse definitivamente il match. Così alla fine del primo giro, purtroppo anche quello conclusivo, l’incursore di San Severino Marche si è laureato secondo bomber rossonero dietro il solo Gonzalo Higuain: 4 reti in campionato nell’avvio di stagione per il Pipita, 3 per il centrocampista. Senza poi considerare l’enorme utilità in campo per una media voti puntualmente alta. Un veterano in tutto e per tutto, il collante perfetto di due reparti ma anche di due epoche.
Bonaventura, un jolly vitale nell’emergenza
Il suo pesante infortunio, quindi, ha finito col condizionare oltremodo una squadra che necessitava di punti di riferimento e giocatori chiave nel primo anno effettivo di Rino. Se la sua assenza è poi aggiunta anche al regista della formazione, ecco che il quadro dell disperazione è completo. Quindi il mister non solo ha perso due titolarissimi (e poi provate a toglierne anche dai 4 in su a qualsiasi altra squadra, Juventus a parte), ma non ha potuto usufruire nemmeno più di quel profilo fluido che lo avrebbe quanto meno aiutato a sfruttare qualsiasi altro modulo. Perché quella preziosa duttilità, soprattutto con l’emergenza poi scatenatasi successivamente, sarebbe stato ancor più inestimabile in un periodo tanto avverso. 4-3-3, 4-4-2, 3-5-2, 4-3-2-1 e così via: ovunque piazzato, non solo sarebbe stato il perfetto ponte per ogni soluzione, ma avrebbe anche inciso con certezza.
Goal, astuzia, equilibrio tattico, inserimenti ed esperienza: una perdita ingente per il Diavolo. Quel maledetto 27 settembre, da Pittsburgh, un feroce temporale si abbattuto sulle certezze milaniste. E non è un caso che da allora la squadra segna di meno, gioca peggio e vince a fatica. Manca quel tuttofare di inizio campionato, quel punto cardine che con impeto e sveltezza riempiva l’aria come nessuno sa fare. Il Milan ora aspetta con ansia il suo numero 5, e la marcia nuziale del suo ritorno dovrà essere giocoforza quella nostalgica musichetta ora obbligatoria più che mai. Nonostante tutto.
Pasquale Cacciola – Redazione MilanLive.it