Dichiarazioni importanti per chi ha indossato i colori rossoneri, prima di diventare anche dirigente. Le sue parole

Non è certo un momento facile per il Milan. Il club rossonero deve fare i conti con una crisi che ha portato la squadra ad essere solamente al nono posto in classifica. La stagione è davvero difficile, anche per via di un’eliminazione dalla Champions League per mano di un avversario alla portata come il Feyenoord, che gli uomini di Sergio Conceicao non sono riusciti a battere né all’andata né al ritorno.
Di scelte sbagliate ne sono state fatte tante e cambiare guida tecnica non ha certo migliorato le cose. La classifica in Serie A, passando da Paulo Fonseca a Sergio Conceicao, è pure peggiorata e il tempo per rimediare sta scadendo. Tutti così sono finiti nel mirino della critica, a partire dalla proprietà che non ha saputo gestire il club.
E dire che il Milan non molto tempo fa vinceva lo Scudetto con Stefano Pioli in panchina e Paolo Maldini e Frederic Massara come dirigenti. Ma quel Milan non c’è più e i tifosi lo rimpiangono davvero.
Al Diavolo serve milanismo: “Ma c’era – afferma subito Leonardo intervistato dal Quotidiano Sportivo -, si chiamava Paolo Maldini e da dirigente ha vinto uno Scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions. Poi è stato mandato via, e con lui un grande pezzo di passione. Oggi se ne sono accorti tutti, il Milan è vuoto, senz’anima. Ma sono cicli, passerà. Anche perché credo che in società abbiano capito di aver sbagliato“.
Milan, Leonardo: “San Siro ti crea ansia”

L’ex calciatore e dirigente rossonero ha poi parlato anche della sua breve esperienza da allenatore: “Ho cominciato col Milan in un momento particolare: Kakà era stato venduto, Maldini aveva smesso. Insomma, parecchie novità. Iniziai l’annata senza vincere per 5-6 partite. Tutti mi invitavano a non condividere con i calciatori scelte o sistemi di gioco e io invece andavo in palestra e dicevo… “giochiamo in modo spericolato e rischiamo“. In realtà i difensori non volevano (sorride, ndr) ma col tempo digerirono l’idea”.
Un’altra battuta su San Siro e di quanto possa pesare giocare in uno stadio così: “Giocare a San Siro ti crea ansia, è una sollecitazione non facile da reggere. Ma da allenatore o dirigente tocca a me capire come il calciatore possa liberarsene. E comunque la pressione non c’è solo a San Siro ma da tutte le parti. Ci sono addirittura giocatori che preferiscono partire dalla panchina per essere più tranquilli”.