Il diretto interessato ha fatto sapere che non ci sarà. Un boccone amaro da digerire per i supporters del diavolo che tanto gli sono affezionati.
Certe ferite sono difficili da sanare, anche a distanza di parecchio tempo. Quando un rapporto di lavoro si tramuta in qualcosa di più, come spesso accade nel calcio una relazione così intima quasi fosse familiare, e poi si interrompe in modo brusco violento può risultare difficile accettare l’idea che sia tutto finito. Questo rifiuto di comunicare o incontrarsi spesso e volentieri è riflesso di una difesa emotiva: evitare l’altra controparte è un modo per proteggersi dal dolore e dalla delusione avvertita. Ma tutto ciò può condurre anche a situazioni imbarazzanti…
È il caso di Zvonimir Boban e il Milan: l’ex trequartista ha fatto sapere che non ci sarà all’appuntamento ormai prossimo del 125° anniversario della fondazione del club rossonero. Ancora troppo tesi i rapporti tra le parti dopo il licenziamento per giusta causa avvenuto nemmeno cinque anni fa, quando il croato ricopriva il ruolo di Chief Football Officer del Milan.
Una situazione che ha inasprito il legame sino a un punto di non ritorno. A maggior ragione dopo il pronunciamento del Tribunale di Milano che ha accertato come Boban non avesse violato alcun obbligo contrattuale né divulgato notizie riservate come inizialmente sostenuto dal Milan, condannando conseguentemente la società a versargli un risarcimento di oltre cinque milioni di euro, poi ridotti dalla Corte d’Appello.
Tra Boban e il Milan non è ancora tempo di riappacificarsi
Come detto a chiare lettere dal diretto interessato in diretta dagli studi di ‘Sky Sport 24’, nel dopo gara del turno di Champions League, Boban non sarà presente alle celebrazioni che avverranno domenica in occasione della gara di campionato interna, valevole per il sedicesimo turno, contro il Genoa.
Boban ha fugato ogni dubbio: “Nutro, ho nutrito e nutrirò per tutta la vita grande amore per questa società che non mi ha invitato per i 125 anni però fa niente. Mi dispiace ovviamente ma non lo dico con rancore: celebrerò i 125 anni essendo orgoglioso di averne fatto parte”.
Un duro colpo da accettare per tutti i tifosi che lo hanno apprezzato prima per le gesta in campo e poi, seppur per una breve parentesi, anche dietro la scrivania. Un ruolo nel quale si è distinto per la personalità palesata, la fermezza e la volontà di non scendere a compromessi con i propri principi.
Boban ha quindi concluso: “Mio figlio è un matto milanista, mio padre è riveriano e guarderemo la partita con il Genoa sperando in una vittoria e che allo stadio ci sia un’atmosfera degna di questo club”.