Fonseca è riuscito a costruire un castello di carta bello da vedere ed efficace, ma senza l’asso Christian Pulisic, tutto è andato giù. All’Atalanta è bastato soffiare il giusto per farlo crollare
Quando sfidi una grande squadra, tutto deve andare per il verso giusto o inevitabilmente gli episodi gireranno a favore di chi è più forte e ieri è andata proprio così.
Il Milan è stato battuto dall’Atalanta, che ha sfruttato al massimo due calci piazzati e una direzione arbitrale che di certo non ha favorito i rossoneri. Il gol messo a segno da De Ketelaere ha mandato su tutte le furie il popolo rossonero e Paulo Fonseca. I moviolisti hanno di fatto dato ragione al tecnico portoghese, ma ciò non può giustificare il ko contro i bergamaschi.
Atalanta-Milan è stata una partita equilibrata, ma è evidente che con l’uscita dal campo di Christian Pulisic si è spenta la luce. Le sensazioni che ci erano arrivate prima della gara sono state in parte confermate: il Diavolo ha finalmente un’identità, ha trovato la quadratura del cerchio, Fonseca è riuscito a costruire un castello con tutte le carte giuste. Ma quando è venuto a mancare l’asso di cuori, rappresentato dall’americano, la costruzione ha iniziato a traballare.
Alla Dea così non è servito soffiare chissà quanto forte per far crollare tutto. E’ vero che il numero undici non è stato sostituito da un due di picche, ma nemmeno da una carta di pari valore. Loftus-Cheek appartiene proprio ad un altro mazzo e appare evidente che se il gioco del Milan gira attorno alle giocate di un trequartista come Pulisic, non può essere sostituito dall’inglese.
Oggi un altro asso, da prendere dal mazzo e da mettere in quella posizione, Fonseca, purtroppo, non ce l’ha e per tenere in piedi il castello bisognava cambiare struttura, per non diventare troppo sterili in avanti (inevitabile con Musah e Loftus-Cheek sulla trequarti), ma così non è stato.
Ma se sei obbligato a cambiare struttura quando ti viene a mancare una sola carta è perché hai ricevuto un mazzo con diverse carte mancanti. E non è solo il vice Pulisic il problema, basta spostarsi di qualche centimetro più indietro e guardare a Fofana e Reijnders, che non hanno sostituti e che sono costretti a giocare sempre. A questo punto le strade possono essere diverse per tenere in piedi la baracca: o si aggiungono altre carte al mazzo, o si cambia architetto o chi gli ha fornito il materiale. Serve, però, fare in fretta e correre ai ripari se si vuole ancora continuare a costruire in un palcoscenico europeo. Il vento di crisi soffia forte e rischia di spazzare via proprio tutto.