Pareggio deludente per il Milan, sempre più lontano dalla vetta della classifica, ma nessuno sembra davvero preoccuparsene
I fischi di San Siro non sono serviti a nulla. Anche ieri sera dopo uno spettacolo davvero indecoroso, nessuno della dirigenza del Milan ha deciso di parlare e di metterci la faccia.
Nessuna novità. D’altronde è sempre successo e anche nei momenti più critici del recente passato è accaduta la stessa cosa. Le speranze dei tifosi, ma anche dei giornalisti, sono rimaste vane. A presentarsi così sono stati Paulo Fonseca e Youssouf Fofana. Il tecnico portoghese ha riconosciuto che Milan-Juventus è stata una partita noiosa, ma senza darsi delle colpe e puntando il dito sul subconscio – si avete capito bene – dei calciatori, che dopo aver subito tre reti dal Cagliari, hanno pensato più a difendere che ad attaccare.
Il mister – a detta sua – non avrebbe potuto far nulla per invertire la rotta di una gara noiosa. I giocatori, subentrati, d’altronde, gli hanno dato ragione: sia Chukwueze che Calabria, ad esempio, non hanno certo dato la scossa che serviva. Tutto è rimasto uguale, con il Milan incapace di tirare in porta. Chi ci ha provato a lottare e a sudare per la maglia è stato quel Rafa Leao, tanto criticato. Il portoghese ha corso per tutto il campo, facendo anche a sportellate con gli avversari. Ha fatto lo stesso, Alvaro Morata, ma l’area così era sempre vuota.
Una partita da vincere a tutti i costi non si può certo affrontare in questa maniera. Evidentemente è stata colpa del subconscio se gli attaccanti sono stati portati a fare i difensori. Il Milan così ha perso tutto il suo brio offensivo e San Siro a fine gara non ha potuto far altro che fischiare tutti, indistintamente.
Fischi che chiaramente in maniera simbolica si sono presi anche GiorgioFurlani,Geoffrey Moncada, Zlatan Ibrahimovic e Gerry Cardinale, che sono gli artefici di quanto sta vivendo questo Milan. Un Milan che vive ormai di gioie effimere, dei successi prestigiosi contro il Real Madrid o con l’Inter, ma che non fa nulla per reagire ad una classifica sempre più pericolosa. Ci si esalta per il fatturato, per il bilancio e si resta in silenzio difronte ad un settimo posto. D’altronde, arrivare primi o quarti non fa differenza e se per una stagione non ti qualifichi in Champions League forse va bene lo stesso. E Fonseca così ha davvero ragione, è il subconscio a giocare brutti scherzi, non solo ai suoi calciatori, ma a tutto il Milan. Un subconscio strabordante di mediocrità, dove vincere non è più l’unica cosa che conta.