Clamorose le dichiarazioni ad anni di distanza di questo calciatore, che punta il dito contro lo stress e le critiche subite a Roma.
I calciatori professionisti, coloro che giocano ad alti livelli, hanno bisogno di una forza e resistenza mentale molto alta oltre ad un tasso tecnico calcistico elevato. Il motivo? Le enormi pressioni che subiscono ogni settimana, poiché i tifosi e gli appassionati si aspettano sempre moltissimo da loro, in campo e fuori.
Spesso si dimentica che i calciatori sono degli esseri umani come tutti, con delle apparenti vite privilegiate, visto che lavorano con la loro maggiore passione sportiva e sono ricoperti d’oro dai contratti milionari con i club d’appartenenza. Ma allo stesso tempo sono costretti a dare il 100% tutti i giorni in campo, a mettere da parte le questioni private pur di onorare l’impegno calcistico e non far scontenti i propri fan.
Negli ultimi anni sono uscite alla luce del sole alcune fragilità enormi di cui diversi calciatori hanno voluto parlare esplicitamente. Ha fatto scalpore l’intervista-verità di Dele Alli, talento inglese che pensò addirittura al suicidio qualche tempo fa. Nelle scorse ore a parlare di tematiche simili e delicate è stato Cristian Chivu, ex difensore romeno che ha indossato le maglie di Inter e Roma nella sua esperienza italiana.
Intervistato dal podcast di Cronache di Spogliatoio, Chivu ha ripercorso un momento molto difficile della sua carriera e della sua vita privata, svelandolo pubblicamente per la prima volta. Il centrale romeno, oggi allenatore a livello giovanile, si è riferito a quando militava nella Roma, piazza storicamente calda in cui i calciatori sono spesso sottoposti a pressioni enormi.
Chivu ha riferito di aver avuto bisogno di un supporto psicologico ai tempi: “Quando ero alla Roma mi feci aiutare da uno psicologo; fu una situazione che mi fece traballare, finivo le partite e vomitavo per un senso di ingiustizia che sentivo nei miei confronti, provavo stress, ansia e rabbia”.
Il tutto nacque dalle enormi critiche che subì Chivu dai suoi tifosi, dopo un’intervista in cui dichiarò che gli sarebbe piaciuto lavorare di nuovo con Fabio Capello, passato pochi mesi prima alla Juventus contro l’indignazione dei romanisti. Anche il romeno fu tacciato di essere un possibile traditore e venne fischiato e contestato dal pubblico.
“Andavo in campo ed ero fischiato da tutto lo stadio, così chiesi aiuto. E io ho sempre messo gli interessi della squadra prima dei miei. Una volta mi lussali l’alluce del piede e dovevo usare le stampelle, però quando mister Spalletti per un Roma-Chievo mi chiese lo sforzo di giocare strinsi i denti. Feci un’infiltrazione e giocai col dolore, mi sono sacrificato per lui e per il gruppo, ma i tifosi mi fischiarono comunque”.