Cosa non funziona nella fase difensiva del Milan? I due recenti episodi sono una prova delle difficoltà dei rossoneri
Il Milan è riuscito a rialzarsi dopo la sosta e dopo la doppia sconfitta contro Bayer Leverkusen e Fiorentina. Prima l’Udinese, poi il Club Brugge: due vittorie che hanno permesso ai rossoneri di restare aggrappati al treno Scudetto e di conquistare i primi punti in Champions League. Dal punto di vista delle prestazioni, c’è ancora bisogno di trovare continuità.
La squadra di Paulo Fonseca aveva fatto benissimo nei primi trenta minuti contro l’Udinese, cioè prima dell’espulsione di Reijnders. A quel punto, con un uomo in meno, la partita è cambiata e il tecnico ha dovuto cambiare il piano gara, inevitabilmente. In generale, però, nel complesso, la prestazione aveva convinto. Un po’ meno, invece, in Champions: meglio, molto meglio negli ultimi venti minuti con gli ingressi di Chukwueze e di Okafor, che hanno permesso a Pulisic di giocare nel centro destra, ad oggi la sua miglior posizione e che favorisce l’intera manovra. Quello che continua a lasciar desiderare è, invece, la fase difensiva. Dall’episodio dell’espulsione di Reijnders, del quale ha parlato anche Fonseca in conferenza, al gol di Sabbe martedì sera: due ulteriori prove che la strada è ancora parecchio lunga.
Il Milan migliora con la palla ma non senza: la fase difensiva è ancora un problema
Per quanto riguarda l’espulsione di Reijnders, l’errore (dal punto di vista dell’allenatore) più grave è quello di Pavlovic, che si lascia attrarre da Lucca e lascia quindi un vuoto, che è stato poi riempito dal movimento a mezza luna di Lovric. Non ha meno responsabilità, però, l’olandese, che affronta una situazione di palla scoperta con una postura del corpo completamente sbagliata.
Come abbiamo visto nei giorni scorsi, si è tratta di una situazione molto semplice da leggere ma che il Milan non è riuscito a gestire nel modo giusto. E si è visto un qualcosa di simile anche martedì in Champions League contro il Club Brugge, in occasione del gol di Sabbe dopo cinque minuti dall’inizio del secondo tempo. Un caso ancora più grave considerando che i rossoneri erano in vantaggio di un uomo. Ad essere coinvolti in questo caso sono:
Emerson Royal, Pulisic e Matteo Gabbia. Le direttive di Fonseca sono molto chiare: l’idea è quella di mantenere sempre la linea e di ricomporla ogni volta che c’è necessità. Sul lancio da destra verso sinistra, la palla arriva al terzino De Cuyper e a quel punto è il brasiliano che deve uscire in pressione.
Dietro di lui c’è il movimento di Tzolis che va ad occupare lo spazio libero, Gabbia lo segue fino a quando però esce dalla sua zona di competenza; nel momento in cui si allarga troppo, il difensore italiano “ricompone” la linea, ma è già rotta per via della posizione più avanzata di Emerson. A quel punto, Vanaken trova Tzolis facilmente e la frittata è fatta. Cosa c’entra quindi Pulisic?
Dal punto di vista di Fonseca, mentre De Cuyper arretra e cerca spazio per servire Vanaken, l’americano è arrivato in soccorso, a quel punto Emerson avrebbe dovuto lasciare la marcatura all’ex Chelsea e andare a ricomporre la linea. Meccanismi che ancora la squadra non ha assimilato anche per assenza di comunicazione. Inoltre, il Milan viene da un lungo percorso molto diverso sul piano difensivo, dove si lavorava a uomo e non di reparto. Passare da una cosa all’altra non è semplice e le difficoltà del Milan in questo inizio di stagione ne sono una prova.