Il Milan e quel 4-2-4 che non esiste: da Loftus-Cheek a Morata, cosa (non) è cambiato

Altro che Milan iper-offensivo: nel derby il lavoro di Morata e Abraham ha permesso ai rossoneri di essere più compatti 

Il Milan ha vinto meritatamente il derby dopo sei sconfitte di fila. È la vittoria di Paulo Fonseca, che in un ambiente tossico (più esterno che interno) è riuscito comunque a preparare al meglio la partita con l’Inter. E lo ha fatto con la forza delle sue idee, con il suo coraggio e il suo orgoglio.

Inter-Milan, da Loftus-Cheek a Morata: cosa è cambiato
Morata e Calhanoglu (ANSA) – MilanLive.it

Le ore precedenti alla partita sono state come sempre caratterizzate da inutili polemiche in merito alle possibili scelte (poi confermate) di Fonseca. Fuori Loftus-Cheek, dentro Abraham, e quindi le due punte di ruolo in una sorta di 4-4-2. L’allenatore è stato quindi descritto come un folle perché pronto a schierare un Milan iper-offensivo, con troppi attaccanti e quindi per forza poco equilibrio. Invece, la partita ci ha raccontato tutt’altro. Ed è stato l’ennesima prova (anche se non ce n’era bisogno) che i moduli nel calcio di oggi non esistono ed è più corretto parlare di funzioni e di ruoli inseriti nel contesto squadra. E la coppia AbrahamMorata è stata invece la chiave per garantire maggior equilibrio e compattezza alla difesa milanista.

Inter-Milan, niente 4-2-4: come è cambiata la struttura in fase di possesso

Il Milan ha utilizzato il 4-2-4 solo in fase di non possesso ma come ha sempre fatto in questo inizio di stagione. I 4 davanti tutti molto stretti e compatti per evitare di subire imbucate centrali. Soprattutto, l’obiettivo era quello di impedire che i difensori dell’Inter arrivassero troppo facilmente ai due attaccanti, che è uno dei punti di forza della squadra di Inzaghi.

Inter-Milan, da Loftus-Cheek a Morata: cosa è cambiato
Inter-Milan – MilanLive.it

Il diktat era molto chiaro: blocco medio-basso, compattezza, marcatura della zona e non fa niente se si concede l’ampiezza. Mentre Leao e Pulisic in prima pressione andavano sui braccetti, i due attaccanti, invece, restavano bloccati al centro e supportavano Reijnders e Fofana, costretti ad un grosso lavoro.

L’Inter, a differenza del Liverpool, ha sfruttato poco i punti deboli di questo tipo di struttura, ma meglio così. In fase di possesso, invece, il Milan anche con Morata ha mantenuto la solita struttura, anche se con una piccola modifica per adattarsi meglio all’avversario (la struttura è sempre preparata in funzione di chi si ha di fronte). Morata, esattamente come fatto da Reijnders nelle ultime partite, è stato uno dei componenti dell’ormai classico rombo di centrocampo, ma stavolta con una piccola variazione.

Per creare superiorità contro i due attaccanti nerazzurri in costruzione, abbiamo visto spesso Fofana abbassarsi fra i due centrali, così da creare un 3 vs 2 e costringere una delle due mezzali ad uscire in pressione. Come si può vedere nell’immagine, a quel punto è Bastoni che deve rompere su Pulisic, che agisce ancora da interno di centrocampo, e generare così uno spazio nella difesa nerazzurra. Era questa l’idea di base e il Milan, soprattutto nell’ultimo quarto d’ora, è riuscito ad essere pericoloso più volte.

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