L’analisi di Milan-Liverpool e di una fase difensiva, quella rossonera, che è crollata come un castello di carte troppo facilmente
Il primo Milan di Champions League dura tre minuti. La rete di Pulisic coincide anche con la fine del match dei rossoneri, che non possono fare altro che soccombere di fronte ad un Liverpool che riesce a fare quello che vuole e senza ostacoli. Impressionante la differenza fisica ma anche, e soprattutto, di velocità di trasmissione della palla: ritmi che in Serie A non esistono.
Questione di qualità tecniche, certo, ma anche di mentalità e personalità. Milan e Liverpool hanno strutture di gioco molto simili in fase di possesso e in non possesso: da una parte una squadra convinta di ciò che faceva, dall’altra una che forse non l’ha ancora nemmeno capito. Insomma, due dimensioni completamente diverse. La confusione in fase difensiva della squadra di Fonseca, uno dei punti più critici di questo inizio di stagione, è stata ancor più evidente contro un avversario di questa portata. E ha reso ancora più semplice la vita a Van Dijk e compagni in poche e semplici mosse.
Van Dijk non è stato citato a caso. Il difensore olandese è stato molto importante per i Reds nella prima costruzione ed è uno di quelli che ha più volte bucato il Milan centralmente. Con estrema semplicità, e con pochi concetti, Arne Slot ha trovato il modo di progredire centralmente, così da attaccante direttamente la linea difensiva poi con almeno quattro giocatori (e che giocatori).
Il Milan ha difeso con questo 4-2-4. L’obiettivo dei quattro davanti è essere più stretti possibile fra loro per non consentire linee di passaggio in zona centrale ma costringere l’avversario ad andare sull’esterno e poi uscire forte in pressing. Obiettivo però mai raggiunto. Il Liverpool ha mosso continuamente la palla da destra verso sinistra così da spostare i rossoneri e creare spazio fra i giocatori. In più ha aperto MacAllister da un lato e Szoboszlai dall’altro (creando una sorta di 4-3-3 in costruzione) per disorientare Fofana e Loftus-Cheek, sempre alle prese con due uomini da tenere d’occhio. A quel punto si creava spazio fra le linee e per Van Dijk, Konaté e qualche volta anche Tsimikas è stato facilissimo arrivare a Gravenberch. Nel solo primo tempo, 7 volte su 8 questa situazione ha portato il Liverpool a progredire. L’unico intercetto è stato di Reijnders al 44′. Tutto troppo facile, e con la qualità di quei singoli è stata davvero una passeggiata.