Milan-Venezia ha offerto una novità tattica: Fonseca ha scelto di schierare il diamante a centrocampo per un motivo ben preciso
Come far convivere Pulisic, Reijnders, Loftus-Cheek e Leao e metterli nelle condizioni migliori? Forse Paulo Fonseca ha trovato la soluzione, o meglio: una delle soluzioni. Soluzione che si definisce con il diamante, uno dei classici concetti di gioco delle squadre che vogliono controllare la zona centrale del campo e dominare il possesso con scambi stretti.
Come ha spiegato Fonseca in conferenza stampa, le strutture (il sistema di gioco) cambiano a seconda dell’altezza della squadra: quella della prima costruzione, che parte quindi dal portiere, sarà diversa da quella alta, cioè quando la maggior parte dei giocatori sono posizionati nella metà campo avversaria. La prima, che Fonseca definisce Fase 1, è rimasta più o meno la stessa col Venezia, ma con qualche novità: sempre 4 più 2 in costruzione ma in appoggio non più le due punte bensì Pulisic (a destra) e Reijnders (a sinistra). Totalmente diversa, invece, la Fase 2, quella alta, ed è questa la novità tattica più interessante della partita di ieri.
Milan-Venezia, Pulisic completa il diamante e lo fa brillare
Con l’avanzare delle posizioni, Reijnders è diventato un vertice alto, contrapposto invece a Fofana, il vertice basso. A sinistra, e quindi praticamente da mezzala come in molti chiedevano, Loftus-Cheek. A fare da zip, e quindi completare il rombo (o meglio, il diamante) è la posizione di Pulisic.
I moduli non esistono (utili solo ai giornali e alle tv per il grafico delle formazioni) e anche i ruoli hanno assunto un significato diverso rispetto a quello più comune. La prova è, appunto, Pulisic. Che parte quindi da esterno destro ma in realtà sulla fascia non ci va mai, se non perché richiesto dalla dinamica dell’azione. L’americano è a tutti gli effetti un interno di centrocampo a destra, una mezzala o un trequartista avanzato: scegliete voi come chiamarlo, non è importante. Quello che conta davvero è come la sua posizione, così come quella di Loftus-Cheek dall’altro lato, ha portato benefici alla squadra.
Il Venezia era posizionato con 5 difensori e 4 centrocampisti in fase difensiva. Serviva quindi liberare spazio da qualche parte e Fonseca ha deciso, saggiamente, di farlo sull’esterno, in particolar modo (ma va?) a sinistra dove invece Leao è rimasto in massima ampiezza, e ha spesso tagliato dentro sui movimenti a legare il gioco di Abraham, e con il solito Theo Hernandez in supporto. La connessione fra questi due è troppo importante per i rossoneri ed è giusto che Fonseca trovi sempre la soluzione migliore per avvantaggiarli. E infatti, dopo soli due minuti il Milan è andato avanti e il gol è di Theo su assist, di tacco, di Leao.
Sovraccaricare il centro per liberare spazio a Theo e Leao
Il diamante di centrocampo, così stretto, ha portato al Milan quindi un doppio vantaggio: trovare più soluzioni di passaggio nello stretto e attirare l’attenzione dei 4 centrocampisti del Venezia, compresi gli esterni che spesso hanno stretto la loro posizione per intercettare e marcare Loftus-Cheek e Pulisic. Questo significa che si è trovato spazio sull’esterno: sfruttato meno da Emerson Royal a destra (molto più bloccato probabilmente su richiesta dell’allenatore), benissimo invece da Theo Hernandez e quindi Leao.
La prestazione difensiva del Venezia è stata molto negativa e questo ha reso ancora più semplice la vita del Milan. Ma a noi interessa mettere in luce le idee e quella di Fonseca ha certamente funzionato. Ogni idea è però sviluppata per quel tipo di partita e quel tipo di avversario, e per questo non è detto che verrà riproposta anche contro Liverpool e Inter. C’è da dire che questo tipo di struttura ha messo i giocatori nelle migliori condizioni: Reijnders sì, Loftus–Cheek anche ma soprattutto Pulisic, che è tutt’altro giocatore quando non è inchiodato in ampiezza. Se vuoi dominare il gioco devi dominare il centro; e se vuoi dominare il centro, non puoi fare a meno della sua qualità.