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Ennesima rivoluzione, arriva il nuovo dirigente: è scontro con Ibra?

Chi potrebbe sostituire Geoffrey Moncada al Milan in caso di mancato accordo sul rinnovo? Da decifrare la posizione di Ibra a riguardo

Con la scadenza del contratto di Geoffrey Moncada all’orizzonte, fissata per il 30 giugno 2025, la dirigenza del Milan si trova ad affrontare una delicata fase di valutazioni per il futuro. Moncada, che ha assunto il ruolo di direttore tecnico del club nell’estate del 2023 dopo gli addii storici di Paolo Maldini e Frederic Massara, è diventato un elemento fondamentale della nuova era rossonera.

Zlatan Ibrahimovic e la difficile convivenza con un possibile nuovo innesto dirigenziale (foto LaPresse) Milanlive.it

La sua capacità di gestire le operazioni di mercato, sempre con discrezione, è stata cruciale per costruire una squadra competitiva, con un occhio rivolto al bilancio e alle esigenze di un club che punta a crescere sotto la guida della proprietà RedBird. Tuttavia il rinnovo di Moncada non è ancora certo, e molto dipenderà dai risultati della stagione in corso. Il Milan, dopo un avvio altalenante in campionato con Paulo Fonseca in panchina, dovrà dimostrare che gli investimenti fatti quest’estate — tutti approvati dall’immarcescibile triangolo Moncada-Ibrahimovic-Furlani — possano portare a successi tangibili. Se, però, non si dovesse raggiungere un accordo per il prolungamento del contratto di Moncada, il club potrebbe essere costretto a cercare un sostituto per non compromettere la sua strategia di sviluppo.

Il nome che sta emergendo con maggiore insistenza come possibile successore di Moncada è quello di Igli Tare, un dirigente di grande esperienza, attualmente libero da impegni contrattuali dopo la conclusione della sua lunga avventura con la Lazio. Tare è stato il direttore sportivo del club biancoceleste dal 2008 fino al 2023, dimostrandosi una delle figure più capaci nel panorama calcistico italiano.

Il profilo aziendalista di Tare: un’opportunità per il Milan?

Sotto la sua gestione, la Lazio ha costruito squadre competitive, riuscendo a concludere affari di mercato molto vantaggiosi. Ha scoperto e valorizzato giocatori del calibro di Sergej Milinković-Savić, Ciro Immobile e Luis Alberto, costruendo una rosa capace di competere per le posizioni di vertice, pur con risorse limitate rispetto ai top club. Le sue capacità negoziali e la profonda conoscenza del calcio internazionale lo rendono un profilo ideale per il Milan, soprattutto in una fase in cui è fondamentale trovare talenti a prezzi ragionevoli e sviluppare un progetto sostenibile a lungo termine.

Bisogna comprendere se Ibrahimovic e Tare possano convivere (foto Ansa) Milanlive.it

Uno degli aspetti che rende Igli Tare particolarmente interessante per il Milan è il suo profilo aziendalista. Come Moncada, anche Tare ha dimostrato in passato di saper lavorare all’interno di una struttura dirigenziale ben definita, gestendo le risorse con attenzione e in linea con gli obiettivi economici e sportivi del club. Durante il suo periodo alla Lazio, ha operato spesso con budget limitati, mostrando una straordinaria capacità di massimizzare i risultati. Un tratto che potrebbe coincidere perfettamente con la visione di Gerry Cardinale e della proprietà RedBird, sempre attenti alla sostenibilità economica del club.

L’inserimento di una figura così autorevole nell’organigramma del Milan potrebbe rappresentare un passo in avanti per il progetto rossonero, soprattutto per quanto riguarda il rafforzamento della squadra e la costruzione di un reparto scouting capace di competere con le migliori realtà europee. Inoltre, la sua vasta rete di contatti nel mondo del calcio internazionale potrebbe aprire nuove opportunità di mercato per il Milan, portando talenti da campionati meno esplorati o potenzialmente sottovalutati.

Igli Tare è in molti aspetti compatibile con le esigenze del Milan; alcuni temono però un possibile scontro con Ibrahimovic per una sovrapposizione di ruoli, ma il rischio non c’è (anche perché Zlatan non è un direttore sportivo). Quest’estate lo svedese ha dimostrato di essere collaborativo, di saper lavorare in gruppo e di non imporre per forza le sue idee. Ci ha messo però la faccia, assumendosi tutte le responsabilità. Con l’ex Lazio potrebbe esserci questo tipo di continuità, magari ancora più forte visto che lui è un direttore sportivo a tutti gli effetti.

Scritto da
Bruno Rosati