Intervista esclusiva al giornalista francese Johann Crochet, esperto di calcio italiano. Milan-Torino, il calciomercato e il ruolo di Ibrahimovic
Con un mezzo passo falso inizia la nuova stagione del Milan sotto le direttive di Paulo Fonseca. A San Siro, contro il Torino, finisce 2-2 grazie alla rimonta nel finale con le reti di Morata prima e Okafor poi. Un punto d’oro quindi per come si era messa, e così la prospettiva cambiare.
Per analizzare questa prima partita di campionato dei rossoneri, la redazione di MilanLive.it ha intervista in esclusiva Johann Crochet, giornalista di Radio RMC ed esperto di calcio italiano. Insieme a lui abbiamo parlato del match contro il Torino ma non solo, anche di calciomercato e del lavoro svolto fin qui dalla dirigenza e da Ibrahimovic in particolare, chiamato ad assumersi la totale responsabilità del progetto RedBird dopo i primi sei mesi di apprendistato.
Inizia con un pareggio l’avventura di Fonseca al Milan: i tifosi si aspettavano qualcosa in più su risultato e prestazione, sei d’accordo?
“E’ giusto che i tifosi del Milan si aspettavano una vittoria, lo è anche per l’esigenza del DNA del club. Era logico aspettarsi una vittoria, è logica pura. Sulla prestazione: il calcio d’agosto è particolare per ragioni fisiche, di mercato, di preparazione, di inserimento di nuovi giocatori. Quando è uscita la formazione chiaramente non ci si poteva aspettare una vittoria così larga e dominare il Toro. Una partita di calcio si deve giudicare anche su diversi fatto e il primo è l’avversario.
E quindi quello che ha fatto il Torino in questi mesi, con una proposta diversa rispetto all’allenatore precedente, con una condizione fisica molto più alta rispetto al Milan e quindi sulle aspettative di quella partita dobbiamo anche pensare al livello e alle caratteristiche dell’avversario”.
Tante critiche a Fonseca per la formazione iniziale, anche tu sei rimasto sorpreso?
“Sì, sorpresa totale, anche se, tornando al discorso del calcio d’agosto, ci possono essere queste sorprese. Nel senso: noi sappiamo bene il valore dei giocatori, ma ci sono tante cose che non conosciamo, per esempio i dati fisici dei giocatori: molti si sono chiesti ‘Perché Morata non ha giocato?’, e abbiamo visto perché: non era in grado di giocare e l’abbiamo visto, non era in condizioni ma l’ha fatto giocare e ora mancherà due giornate di campionato per infortunio.
Io credo che Fonseca ha voluto soprattutto mettere i giocatori in grado di giocare gran parte della partita perché non poteva cominciare con chi aveva un solo tempo nelle gambe perché avrebbe avuto difficoltà a gestire la partita a livello fisico. Sapeva che sarebbe stato un rischio visto che c’erano tanti giocatori importanti in panchina e alcuni titolari non in condizioni ideali singolarmente per essere al top e per una performance adeguata”.
Temi che l’inizio difficile e con subito tante critiche possa influenzare negativamente il percorso di Fonseca?
“La peggior cosa da fare è criticare l’allenatore alla prima difficoltà, anche se dobbiamo riflettere sul fatto che un 2-2 contro il Torino sia davvero una difficoltà o no. Io penso di no: tante altre grandi hanno pareggiato e c’è anche chi ha perso. Non farei drammi, il Torino per me darà fastidio a tante squadre. Io penso che il tifoso sia intelligente, bisogna solo spiegargli bene le cose.
Per tutta l’estate ne abbiamo sentite di tutti i colori sui social, ma a San Siro hanno risposto alla grande. Il DNA del Twitter rossonero non si vede in tutte le parti del tifo. Non bisogna dare per scontato quello che dicono i tifosi dei social perché a San Siro c’era un’altra tipologia di ragazzi che incoraggiano la squadra. Bisogna dare fiducia ai ragazzi, all’allenatore, far sentire la presenze, incoraggiare ed essere anche esigenti, ma nessun dramma per un pareggio alla prima giornata”.
Il Milan ha probabilmente chiuso il mercato con Fofana, a meno di occasioni: secondo te al Milan serve altro o va bene così?
“Io prenderei altri giocatori. Con l’addio di Kalulu, mi sembra un po’ inconcepibile l’idea di fare una stagione intera con Pavlovic, Gabbia, Tomori e Thiaw. Manca qualcosa lì, per caratteristiche. Abbiamo visto che Tomori non è più quello dello Scudetto, che Thiaw deve crescere e capire su cattiveria e aggressività: può capire di perderti Zapata come ha fatto, ma dopo tanti mesi al Milan mi aspetto qualcosa di diverso, anche se io apprezzo molto il giocatore.
Poi io ho un’idea fissa: un centrocampista che leghi bene il gioco fra centrocampo e attacco. L’anno scorso il Milan ha fatto un mercato per riequilibrare le zone del campo, hanno scelto Pulisic e Chukwueze per essere meno prevedibili. Ma dopo un po’ siamo tornati a ‘palla a Leao e vediamo cosa cucina lui’ perché per me manca qualcosa nella parte centrale del campo. Quello che dava Brahim Diaz, che ha fatto partite in cui è stato decisivo e in altre in cui è sparito, ma questo profilo di giocatore in zona centrale per me un po’ manca, vediamo se Pulisic è questo tipo di giocatore, ma credo che a lui manchi qualcosa a livello di visione ed esecuzione tecnica.
Per me serve quel tipo di centrocampista offensivo. Vedendo un po’ le amichevoli, quel giocatore potrebbe essere uno come Liberali, ma non so se è giusto farlo da subito. Forse c’è bisogno di uno più affermato. I giocatori di 1 vs 1 sulle fasce ci sono. Poi vediamo se Jovic può essere il 9: è un tema un po’ difficile perché se Jovic esce magari qualcuno può arrivare, ma non uno che potrebbe togliere spazio a Camarda. Per me lui deve giocare, scegliendo bene magari contro chi, ma per me un 9 di livello più alto di Jovic potrebbe esserci”.
Se si dovesse chiudere qui il mercato, che voto daresti al Milan?
“Tema un po’ difficile. Ci sono altri giocatori da far uscire, come Pobega, Adli e per me anche Jovic. Un po’ di dubbi li ho su Pavlovic: ricordo le sue partite di Champions, lui è aggressivo e capisco la volontà di avere un giocatore così, coi piedi sa fare qualcosa e aiutare in costruzione, tende ad anticipare e ci sta, ma il combo anticipazione-aggressività a volte è gestito male. Mi ricordo in certe partite di Champions in cui è uscito male coi tempi concedendo molto spazio all’avversario dietro di lui. Ovviamente si può lavorare su questo, e ci sta.
Fofana molto bene, Emerson Royal ti dà più possibilità a destra, Morata mi piace anche se sulla dinamica della stagione Zirkzee sarebbe stato un acquisto molto interessante ma capisco la società che non vuole un certo tipo di spese e non parlo solo del valore del giocatore ma di tutto quello che c’è attorno. Ed è giusto che il Milan abbia questa postura e volontà. Direi un 6,5-7 sul mercato, poi dipenderà anche dagli ultimi movimenti ma se il mercato è chiuso adesso direi questo voto”.
Ibrahimovic ha preso per mano il Milan dopo circa 6 mesi di silenzio e di poco impatto, cosa ti aspetti dal suo percorso da dirigente?
“Un tema molto interessante. Non ero fra quelli che diceva che serve obbligatoriamente avere un uomo di calcio, che è una cosa molta italiana, vicino all’allenatore perché abbiamo anche tanti esempi di squadre che hanno vinto o hanno fatto bene dove non c’era questo uomo. Per me è una cosa molto italiana, soprattutto con l’arrivo di investitori stranieri perché c’è sempre quel pensiero sotto ‘Ma cosa capiscono gli americani di calcio’ con un po’ di superiorità nel pensiero che tanto gli americani sono idioti e quindi senza uomini di calcio affianco fanno disastri.
Sono contento comunque dell’arrivo di Ibrahimovic, che per me deve dimostrare tutto come dirigente. Lo conosciamo come giocatore e come buisness man, ora deve capire il ruolo e non pensare più come un calciatore. Anche se, esser stato un calciatore, ti aiuterà nei rapporti umani e capire i momenti dei giocatori, ma questa non è solo una questione di uomini di calcio secondo me. Si tratta di una figura mediatica che ti può aiutare a capire i momenti più difficile perché lui ha questo status importante, e quindi basta una mezza parola come lui sa fare, come quello che ha detto l’altro giorno ‘il mercato chiude quando decido io’, e questo ha fatto subito dimenticare qual era la domanda.
Fa una cosa che in francese si dice ‘Noyer le poisson’ (imbrogliare le carte, eludere il problema ndr), cioè rispondere in maniera diversa rispetto a quello che si aspetta chi domanda, una maniera intelligente di girare la domanda per non rispondere. E Zlatan è bravo in questo, credo che il management del Milan è ben organizzato. In Italia abbiamo l’abitudine dell’uomo mercato ma a volte non capiscono che un gruppo di lavoro, preso in giro da tutti, ci può essere e che è meglio avere tre persone brave piuttosto che uno onnipotente con cui è impossibile parlare.
Mi aspetto tanto da lui, anche come supporto all’allenatore. Soprattutto a livello mediatico. Mi aspetto protezione verso Fonseca perché questo dà sicurezza anche al tifoso… Anche la frase su Cardinale, cioè ‘lui vuole spendere di più ma io gli dico di no’ ci fa capire come sarà gestito il Milan a livello mediatico”.