Pistocchi ha parlato a MilanLive.it della situazione del Milan, diversi i temi toccati: dalla conferenza di Ibra alla scelta di puntare su Fonseca come allenatore.
Il Milan è reduce da una stagione al di sotto delle aspettative e i tifosi si aspettano un rilancio in grande stile nella prossima. L’Inter è arrivata alla seconda stella per prima e l’obiettivo deve essere quello di vincere il 20° Scudetto, oltre che di ben figurare nel nuovo format della Champions League.
La scorsa settimana Zlatan Ibrahimovic ha sostenuto una conferenza stampa nella quale ha detto chiaramente che il club ha un progetto vincente, quindi adesso si attendono i fatti. Una delle scelte annunciate è l’ingaggio di Paulo Fonseca come nuovo allenatore, un nome che non convince larga parte della tifoseria. Di questo e di altri temi abbiamo parlato con il giornalista Maurizio Pistocchi.
Pistocchi: “Schema Milan tipico americano, Fonseca adatto alla rosa”
Cosa pensi della conferenza stampa di Ibrahimovic?
“È stata una conferenza stampa con poche notizie e molte dichiarazioni di intenti. Ibrahimovic ci ha tenuto a far capire quali sono le linee guida del club. Al posto del club, io avrei atteso di poter annunciare contemporaneamente anche uno o due acquisti. Ibra ha ribadito il suo ruolo e la sua volontà senza scendere troppo nei particolari, un discorso programmatico che ci sta. Prima o poi capiremo qual è il vero ruolo di Zlatan, se ha facoltà di scegliere i giocatori o se come sembra c’è un lavoro di squadra. Quando ci sono più teste a decidere non è facile mettersi d’accordo. Lo schema Milan è quello tipico dello sport americano, dove non c’è uno solo che decide, le scelte vengono fatte in maniera collegiale. Comunque ora servono i fatti per dare seguito alle buone intenzioni”.
Secondo te, i tifosi sono usciti un po’ rassicurati dalle parole di Ibrahimovic?
“Aspettiamo i fatti. Bisogna capire quali saranno le scelte tecniche, quale mercato ci sarà e se ci saranno delle cessioni importanti. I tifosi devono capire che devono smettere di considerare i giocatori come simboli dei club, oggi sono dei professionisti che vanno dove vengono pagati di più. L’attaccamento alla maglia c’è solo in pochissimi casi“.
Il modello societario del Milan può essere vincente?
“Credo che per vincere serva una totale identità di vedute tra la dirigenza che stanzia le risorse, chi fa le scelte tecniche e l’allenatore. Ci vuole un insieme di questi tre fattori. La società dà le linee, decidendo se puntare su giocatori pronti oppure sui giovani da formare. Chi fa il mercato non deve sbagliare le scelte. L’allenatore deve avere delle idee vincenti, deve condividerle con la squadra e non deve chiedere ai calciatori cose che loro non valutano positivamente. Oggi l’allenatore deve essere un manager che deve saper gestire le risorse umane. In questo era stato bravo Maldini, che con la sua presenza importante aveva coinvolto il gruppo attorno a quelli che sono sempre stati gli ideali del Milan“.
Ti convince l’ingaggio di Paulo Fonseca?
“Credo che i tifosi non devono fare commenti negativi prima di vedere la squadra sul campo, devono dare tempo all’allenatore di lavorare. Ricordo quando arrivò Sacchi al Milan, inizialmente ebbe tante difficoltà e tutta la stampa italiana ne chiedeva il licenziamento. Berlusconi andò nello spogliatoio a dire che quello era l’allenatore e che sarebbe rimasto anche la stagione seguente, mentre dei giocatori sarebbe rimasto solo chi lo avrebbe seguito. Quello è stato decisivo. Sui social avevo consigliato cinque nomi e non c’era Fonseca, perché pensavo a un tecnico con la mentalità di Guardiola. I miei preferiti erano De Zerbi e Rose. Il portoghese credo sia stato scelto perché un po’ più maturo e con delle idee di calcio che si adattano abbastanza bene alla rosa del Milan. Non puoi prendere un allenatore che vuole cambiare dieci giocatori. Tra l’altro, Fonseca alla Roma ha fatto più punti di Mourinho e con una squadra meno forte di quelle avute dai successori. Non ha fallito. Bisognerà avere pazienza e creare la giusta alchimia tra ogni componente del Milan. Fondamentale avere una chiara idea di gioco e un’alternativa valida per ogni ruolo. Per vincere non basta mettere soldi sul mercato e per essere vincenti in Italia è importante avere un nucleo di giocatori italiani forti, sono loro che trascinano il gruppo. Infine, penso che al Milan sia necessario ricostruire il settore medico, ci sono stati troppi infortuni muscolari“.
Zirkzee, Leao, commissioni, Theo e Under 23
Si parla molto di Zirkzee come possibile futuro attaccante del Milan: è il profilo giusto?
“Le mie fonti mi hanno detto da tempo che Zirkzee andrà alla Juventus. Se c’è una richiesta di commissioni di un certo tipo, è abbastanza evidente che questi accordi siano stati presi da tempo. Non è che arrivi a giugno per prendere un giocatore come lui e non sei già d’accordo con l’agente. Zirkzee è molto forte, però io farei una scelta diversa. Ad esempio, a me piace molto un centravanti con le caratteristiche di Sesko. Comunque si può giocare a calcio e vincere anche con un falso 9. Tutto dipende dal sistema di gioco e dall’allenatore. Il più grosso dubbio sul Milan del futuro non è legato alla prima punta, ma all’effettiva potenzialità di essere decisivo di Leao”.
Qual è il tuo pensiero su Rafa Leao?
“È un giocatore che ha delle qualità straordinarie, fuori dal normale, ma non mi sembra molto mentalizzato sulla sua carriera. Alterna prestazione da grande calciatore ad altre mediocri. Fa fatica ad essere connesso con la squadra. Ha potenzialità da top player, sotto certi aspetti mi ricorda Thierry Henry, ma deve diventare molto più decisivo sotto porta“.
Si parla tanto del problema delle commissioni agli agenti, come si può risolvere?
“Gli unici che possono decidere di cambiare il sistema sono i presidenti dei club. Finché ci sarà qualcuno disposto a pagare qualsiasi cifra pur di avere un giocatore, sulle commissioni non ci sarà niente da fare. So come funziona il sistema, ci sono procuratori che si comprano i giocatori dando delle valigie di soldi ai genitori. Succedeva in passato e succede anche adesso, c’è un giro di acquisto delle procure che è scandaloso. Non è qualcosa che si può risolvere solo provando a imporre delle nuove regole. Serve un gentlemen agreement tra i presidenti, ma è impossibile che si verifichi”.
Ibrahimovic ha dichiarato che Theo Hernandez rimarrà al Milan, poi il giocatore ha spiegato che il suo futuro verrà deciso dopo l’Europeo. Cosa pensi di questa vicenda?
“Un dirigente non può dire che un giocatore rimane, perché poi perde credibilità se poi si verifica la cessione. Fare quel tipo di annuncio rischia di metterti in contrasto con il calciatore stesso. Se Theo Hernandez avesse una richiesta del Real Madrid, secondo te non andrebbe via?“.
Il Milan nella prossima stagione dovrebbe schierare una squadra Under 23 nel campionato di Serie C. È un progetto che ti piace?
“L’Under 23 è un’ottima intuizione e ha dato degli ottimi risultati, in particolare alla Juventus. Può essere una risorsa importante. Ma dal punto di vista sportivo non mi piace, perché la squadra ha il limite di non poter essere promossa a livello di Serie A. È una negazione del principio di sport, perché non consente di fare una scalata completa. La Serie B è il suo limite. Per me, a livello etico è una contraddizione”.