Maldini sul Milan: “Non vado allo stadio, ma che spettacolo la fascia sinistra. Non ce la faccio a vedermi in un altro club”

Le dichiarazioni di Paolo Maldini a Radio Tv Serie A. Un racconto a 360 gradi dell’avventura in rossonero del numero 3, che ha scritto la storia del Diavolo

Lunga intervista concessa da Paolo Maldini a Radio Tv Serie A. La bandiera rossonera ha davvero parlato di tutto, dalla sua avventura da giocatore a quella da dirigente.

Maldini si racconta a Radio Tv Serie A
Maldini si racconta a Radio Tv Serie A – MilanLive.it

Non si può non iniziare da Sacchi e Berluscuni: “Tutto quello che c’era attorno a noi, era fatto per farci crescere come persone. Con Sacchi è stato stravolto tutto nel modo di giocare. Credendo in lui abbiamo iniziato a volare. Dopo un mese e mezzo abbiamo capito che sarebbe stato un percorso vincente. Il Milan aveva grandi giocatori, con la difesa più forte di sempre. Perché finisce con Sacchi? Credo sia normale, quando un allenatore è così esigente per gestire un gruppo, è un prodotto che ha una scadenza. Se sei così ossessionato ti consumi facilmente. Capello? Era un uomo di campo, mi ha dato tantissimi consigli. Berlusconi ha lasciato la sua impronta ovunque: lui voleva giocare bene, vincere e rispettare l’avversario. L’ha sempre fatto. Ci credeva veramente quando diceva che se il Milan non può vincere gli faceva piacere se lo facesse l’Inter”.

Rapporto con Berlusconi“Negli ultimi anni ci piaceva fare battute. Io sono amico di Pier Silvio, due anni fa ero ad Arcore non come Paolo Maldini. Mi ha sempre detto che ero come un figlio. Io li ho ringraziati – c’era pure Galliani – perché solo in quel momento avevo capito la grandezza. Pochi giorni prima della sua morte mi parlava di scambi di calciatori con il Monza e lui li conosceva davvero bene. Era proprio appena uscito dall’ospedale. Un ambiente vincente lo creano la città e chiaramente le persone”.

Maldini capitano“Nel 1997 ero già capitano della Nazionale, farlo in maniera quotidiana nel Milan è stato diverso. Le responsabilità erano tante Trofei? Sono stati tutti belli, sono state vittorie distribuite in 20/25 anni di carriera, è questa la cosa bella. Quella di Manchester è stata certamente la più importante e la più cercata visto che mancava da tanto”.

Rapporto con Ancelotti – “Era tutto naturale, c’era un rapporto tale che potevo chiamarlo mister o Carlo con la stessa naturalezza. Carlo indossa una maschera quando si dice che è un allenatore tranquillo, spesso si sedeva accanto a me e prima della partita mi diceva che guardava me per rilassarsi. Bisogna fingersi rilassati per trasmettere”.

Giocatori più forti – “Non posso dirtene solo uno. Come forza morale e caratteristiche difensive ti dico Baresi, era pazzesco, era perfetto e non parlava mai. Van Basten è stato un giocatore incredibile. Poi penso a Ronaldo e Ronaldinho, arrivati alla fine della carriera, ma tecnicamente erano i più forti. Mi piaceva andare uno contro uno con gli avversari, ma con Ronaldo era dura, era veloce, tecnico e forte”.

Tentazioni – “Sono stati momenti delicati nei miei club e c’è stata dell’amarezza. Amarezza che mi porta a migliorare e non andare via. No al Real? E’ difficile da dire se non sei al Milan. Il Milan era la migliore cosa che ci fosse”.

Pallone d’Oro – “Non ho mai vinto un Mondiale, ma il pallone d’Oro non era un obiettivo, è una cosa personale. Non è la certificazione che sei stato il migliore. Il più grande perdente della storia? E’ un discorso che feci, dicendo che le vittorie arrivano dalle sconfitte. Io ho perso 8-9 finali che sono tante e lo stesso si più dire per Federer. Non posso certo considerarmi un perdente”.

Istanbul? “Non è una ferita aperta, dopo Istanbul c’è sempre Atene”

Mondiali 2006“Lippi era venuto a parlarmi ma già non stavo bene fisicamente. Avevo già detto no a Trapattoni nel 2004 e non mi sembrava giusto dire di sì a Claudio e poi magari con me non avremmo vinto il Mondiale”.

Maldini dirigente

Impossibile non affrontare il discorso Maldini dirigente. Dopo la carriera da calciatore, è iniziata quella dietro la scrivania. Una decisione nata quasi per esclusione:

Maldini si racconta a Radio Tv Serie A
Maldini si racconta a Radio Tv Serie A – MilanLive.it

“Io avevo chiaro quello che non volevo fare come lavorare in tv e allenare. Non era detto che arrivasse questa opportunità. Quando è arrivata con Leonardo è arrivata con qualcuno che ha i tuoi stessi ideali e i tuoi stessi principi. Ho 31 anni di carriera e ho tanto da insegnare, è chiaro che c’è stato un periodo di adattamento durato una decina di mesi, in cui mi sentivo inadeguato. E’ stato una fortuna essere con lui”.

Milan, Nazionale o niente? “E’ una regola che vale soprattutto per l’Italia, vedermi in un club diverso dal Milan non ce la faccio. Questo non si fa. Psg? Non ho mai detto di no. Sono stato a Parigi e gli avevo dato disponibilità, pensandoci adesso è stato un bene non essere andato lì. Probabilmente sarebbe stato un fallimento”.

Maldini e il calcio oggi – “Seguo il Milan, il Monza dove gioca mio figlio. Non vado allo stadio, mi sembra logico. Abbiamo creato una squadra vincente, creando tante relazioni con i calciatori con cui si è creato un rapporto speciale. Quando vedo la fascia sinistra sinceramente è uno spettacolo. L’Inter? Ha una struttura sportiva che determina il futuro. Se il Napoli va male non è un caso proprio quando vanno via allenatore a dirigenti. I giocatori non sono macchine, per produrre qualcosa devono avere qualcuno che li aiuti a produrre. Sono ragazzi giovani che hanno bisogno di supporto e di persone che parlino chiaro con loro”

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