Dopo l’intervista di Cardinale che ha scosso tutto l’ambiente Milan, abbiamo chiesto un parere a un grande ex dirigente come Ariedo Braida.
Mentre ci si avviava verso un banale turno di campionato come tanti altri, sul mondo Milan è caduto un fulmine a ciel sereno sotto forma di intervista rilasciata dal capo di RedBird Gerry Cardinale. Il proprietario del club rossonero ha confermato, qualora vi fosse bisogno, la posizione di supremazia assoluta di Zlatan Ibrahimovic per quanto riguarda il Milan, ma non solo.
La parte che ha fatto più discutere è senza dubbio stata quando ha espresso apertamente e senza mezzi termini il suo malcontento per i risultati ottenuti finora e le prospettive attuali della squadra in questa stagione, annunciando un’imminente “rivoluzione“. Parole che non fanno sentire al sicuro nessuno, da Pioli fino anche ai dirigenti.
Ne abbiamo parlato con una vecchia gloria della dirigenza del grande Milan, ovvero Ariedo Braida.
Che idea s’è fatto delle dichiarazioni di Cardinale uscite su tutti i giornali?
Quando uno ha gestisce un club come il Milan deve pensare a come ottenere certi traguardi e come stare in linea le aspettative di una società che ha una storia incredibile, quindi cerca di trovare nuove soluzioni, insieme anche a Ibra, e portare il Milan ad essere competitivo a tutti i livelli.
Il presidente Scaroni disse che qualificarsi in Champions League per 3 stagioni è meglio che vincere lo scudetto. In che maniera possono convivere queste visioni? Forse la rivoluzione annunciata toccherà anche i vertici attuali?
Tutto è possibile nel calcio. È evidente che sembrano effettivamente in contraddizione. Io però non conosco le dinamiche, parlo da spettatore e da tifoso del Milan. Quando si conoscono le dinamiche e le situazioni dall’interno ci si può fare un’idea precisa, altrimenti può essere solo approssimativa di quello che accade nel mondo Milan.
Cardinale secondo lei, al netto delle intenzioni, ha sbagliato le tempistiche per annunciare questi profondi cambiamenti?
Chiaramente è un’uscita abbastanza forte, non è facile capire quali sono le dinamiche interne. Probabilmente è un segno di sfiducia nei confronti di chi guida in questo momento, quindi l’allenatore. Vedremo che succederà. Dipenderà dai risultati da qui alla fine, se un finale importante servirà per dimostrare qualcosa oppure se ormai hanno in testa di cambiare e basta. Il calcio è fatto così, dopo un po’ di anni che c’è un allenatore che gestisce la proprietà può pensare che sia arrivato il momento di dover cambiare. Sono tutte soluzioni che solo chi gestisce ed è al comando della società può sapere. Diciamo che quest’intervista rilasciata in questo modo fa intendere che sia questa la direzione.
La vittoria dell’Europa League può essere abbastanza per una riconferma?
Con quello che è emerso chiaramente il segnale è abbastanza forte. A mio avviso c’è la volontà di intraprendere una nuova corrente, una nuova idea e iniziare a capire cosa si può fare per il futuro e probabilmente la dirigenza sta mettendo le mani avanti in questo momento.
Quindi in pratica comunque vada neanche con un miracolo può salvare Pioli? Neanche vincendo Europa League, arrivando secondo e magari tornando a vincere il derby…
Questo dal di fuori è quello che emerge e che per me traspare è questo. Che ci sia una volontà di trovare nuove soluzioni e chiudere la storia attuale, poi magari sbaglio.
Braida: “Ibra è Ibra. Lui vuole vincere”
Il ruolo di Ibra secondo lei è troppo per un personaggio che, per quanto indubbiamente carismatico e rispettato, abbia comunque zero esperienza in ambito dirigenziale?
Ibrahimovic non ha bisogno di presentazioni, lui si presenta da solo. Ha un carattere forte e una personalità spiccata. Credo che abbia assunto questo ruolo di consigliere del patron e lui sicuramente è uno abituato a vincere, perché da calciatore questo è stato e questo, quindi questo impegno lo vuole portare avanti anche come dirigente. Ibra è Ibra e il calcio non è perfetto, tutti possiamo sbagliare ma questa è la volontà che emerge da quanto abbiamo appreso dai giornali.
Tra i nomi usciti come possibili sostituti di Pioli ce n’è uno che le piace di più?
Ognuno ha le proprie opinioni, ma non mi sento di dare nessuna indicazione perché a mio avviso chi comanda ha la responsabilità e deve prendere le decisioni. Io posso pensare da tifoso ora e non ho peso, però mi auguro una cosa, che se dovessero cambiare la scelta sia azzeccata. La migliore soluzione non so quale sia, anche perché a dare consigli poi si sbaglia sempre, anzi, mi viene in mente un proverbio che diceva “Grazie dei consigli, so sbagliare da me!“.