Il Milan di quest’anno è diventato totalmente imprevedibile, nel bene e nel male, è tutto e il contrario di tutto tra crisi reali e presunte.
La stagione del Milan di quest’anno è forse tra quelle di più difficile lettura, sia per chi è dentro ma altrettanto per chi è fuori dall’ambiente rossonero. Una stagione in cui sono già convissuti una quantità di sorprese, esaltazioni, psicodrammi e resurrezioni che anziché cinque mesi sembrano passati cinque anni. Il rapporto tra il Milan e i milanisti ma anche tra i milanisti stessi è quantomai multisfaccettato, tra frange che per assurdo sono più in contrapposizione tra loro stesse che non con gli avversari storici.
Dalla partenza sorprendente alla batosta nel derby, nel segno di un mercato che ha esaltato alcuni e non convinto altri, il macrotema è ben presto divenuto un altro: Stefano Pioli. Per alcuni avrebbe dovuto salutare Milanello a giugno scorso, per altri non è lui il problema e le colpe sono di altri.
Quest’anno si è sentito dire di tutto, tanto per cambiare, con alcuni momenti in cui il livello di tensione interna si è decisamente alzato. Se il 5-1 contro l’Inter può rappresentare in un certo senso un capitolo a parte, ovvero il mister e la preparazione dei derby, la sequenza di risultati negativi iniziata con la Juve, proseguita con PSG, pareggio a Napoli e la sconfitta con l’Udinese, è stata probabilmente il momento più buio in cui mai e poi mai ci si sarebbe aspettati una prova come quella che poi è avvenuta coi parigini a San Siro. E invece è successo.
Squadra guarita? Macché. Dopo sono arrivati il pareggio di Lecce, la notte sciagurata col Borussia e la caduta di Bergamo, quindi ecco una nuova ultima spiaggia, con prova del fuoco che coincide con l’inattesa vittoria a Newcastle, addirittura in rimonta, condita dai rimpianti europei che si trasformano in sogni ridimensionati.
Perché la Champions League sarà anche bella, ricca e affascinante, ma l’Europa League si può decisamente vincere. Il quesito di questo inizio anno quindi è “sognare si può?”. Il tifoso milanista sta dando ampia dimostrazione di saper passare dall’esaltazione alla tragedia nell’arco di una settimana, a volte anche tre giorni.
L’anno rossonero si è chiuso, manco a dirlo, in maniera agrodolce. Dalla mezza beffa di Salerno alle streghe scacciate via contro il Sassuolo, che come ben sappiamo ama essere corsaro spesso e volentieri in quel di San Siro. Un altro appuntamento in cui i “pioliouters” attendevano il tecnico al varco, ma non hanno comunque dovuto aspettare molto. L’eliminazione dalla Coppa Italia ha fatto nuovamente finire tutti sotto processo a partire sempre e comunque dall’allenatore, per il quale è addirittura partito il ballottaggio sul possibile successore.
Mentre i più si chiedevano chi fosse migliore tra Antonio Conte e Thiago Motta il Diavolo ha però ricominciato a vincere. Leggendo i social sembra che i rossoneri stiano facendo il campionato di Napoli, Roma o Lazio, nel mondo reale invece con quella di Udine siamo giunti alla settima vittoria nelle ultime dieci partite.
Non male per una squadra con l’infermeria piena e di cui si diceva che mezza rosa giocasse contro l’allenatore. Pioli che ha peraltro anche centrato il traguardo personale del centesimo successo in rossonero. Adesso la domanda è se i dodici punti dalla quinta classificata e i meno sette (nove potenziali) dalla capolista permettono di guardare in alto e provare a ricordare come si sogna. In che punto però il sogno può trasformarsi in incubo?
Tutti i milanisti temono la seconda stella dell’Inter, perché anche le lecite obiezioni come lo “scudetto di cartone” o lo spareggio con la Pro-Vercelli dei bambini saranno comprensibilmente spazzate via quando quella toppa sarà cucita sulle maglie nerazzurre. Ecco quindi che si pone il dilemma.
La Juventus è l’unica speranza di non vedere i cugini festeggiare il prestigioso traguardo prima di noi? Molti milanisti inorridiscono all’idea di “tifare” per i bianconeri da gennaio e si chiedono se non abbia senso piuttosto credere in sé stessi. Certo, per scalare le posizioni occorre che chi è davanti rallenti o inciampi e, a tal proposito, un nostro vecchio amico è tornato a fare capolino dalle parti dei nerazzurri: l’asterisco.
A parte i rimandi neanche troppo lontani e i possibili revival, la missione Scudetto per il Milan sembra ancora decisamente poco realistica. Certo è che questa squadra, in cui per mesi si è gridato all’esonero dell’allenatore con cadenza quasi settimanale, senza un paio di passi falsi evitabilissimi sarebbe ancora ampiamente in corsa per il titolo. I miracoli è già difficile che avvengano anche solo una volta, ma se c’è un cosa che ci ha insegnato lo Scudetto 2022 è che certe cose “succedono solo a chi ci crede”.
Cosa può sognare quindi il tifoso milanista in questa bipolare stagione che ha da poco superato il giro di boa? La vittoria di Udine è senza dubbio un segnale forte, quello di un gruppo unito e di una rosa magari non “profonda” come quella dell’Inter ma sicuramente meno corta di quanto si pensasse. Il fatto che Chukwueze, Jovic e Okafor siano ad oggi delle riserve la dice lunga sul potenziale di questa squadra.
I recuperi importanti attesi per la difesa potrebbero dare ulteriore solidità al reparto arretrato e se verso primavera ci saranno traguardi ancora raggiungibili potrebbe aggiungersi anche un altro fondamentale elemento: l’entusiasmo dei nostri. Quando si tratta di correre, strappare ed eventualmente surfare, il Diavolo sa cambiare la marcia e mettere il turbo. Gli altri lo chiamano “overperformare”, per noi invece è banalmente ricordarci chi siamo e per cosa dobbiamo lottare.
Inoltre il vantaggio importante finora accumulato sulla quinta classificata e magari un paio di ulteriori innesti dal mercato potranno permettere una miglior gestione del tanto temuto impegno europeo del giovedì, potendo all’occorrenza sfruttare il turnover in campionato e aumentando le possibilità di arrivare in fondo al torneo.
Il viaggio è ancora lungo, ma guai a smettere di sognare a gennaio. L’esempio della squadra funga da ispirazione per i tifosi, cercando di non farci essere i primi nemici di noi stessi. A giugno poi arriveranno tutte le valutazioni del caso e gli eventuali saluti. Fino a quel momento però le correnti alterne non servono a nessuno, se non ai nostri avversari. Tuttavia potrebbe essere valida anche la tesi opposta, ovvero che la squadra dia il massimo ed il mister prepari meglio le gare quando tutti si aspettano il peggio. Solo il tempo potrà dircelo, intanto la speranza è che la tempesta sia alle spalle, così come il periodo notoriamente più critico delle gestioni Pioli, dicembre e gennaio.