Il parere di Kevin-Prince Boateng, l’ex calciatore del Milan che ha chiesto maggiore controllo e severità per i casi di insulti razzisti.
Gli insulti subiti da Mike Maignan contro l’Udinese, da una parte della curva friulana, hanno riaperto di fatto un caso scioccante. Quello relativo al razzismo negli stadi italiani, un atto di anti-cultura e di ignoranza che purtroppo ancora si fa sentire, nonostante le tante battaglie.
Prima di Maignan, un altro calciatore rossonero di origini africane fu vittima di questi beceri insulti. Parliamo di Kevin-Prince Boateng, che nel 2013 fu vittima di cori razzisti durante un’amichevole tra Milan e Pro Patria. In quell’occasione il centrocampista reagì malamente, togliendosi la maglia e uscendo adirato dal campo, non sopportando quel tipo di insulti.
Nell’edizione odierna di Tuttosport è stata pubblicata un’intervista proprio a Boateng, per tornare a toccare il delicato tema del razzismo in Italia e nel calcio in generale. Il resoconto è sconfortante: dopo 11 anni da quell’episodio, le cose non sono migliorate più di tanto.
Si parte proprio da una panoramica generale che, secondo Boateng, non ha fatto passi avanti: “Se nel 2024 il portiere del Milan si trova a dover abbandonare il campo, vuol dire che non è cambiato nulla sul tema degli insulti razzisti. È una vergogna. Io capisco cos’ha provato. Sto collaborando con la Fifa per il problema del razzismo e per la salute mentale dei giocatori per dargli una mano perché tutti pensano che, siccome sono ricchi e famosi, i giocatori non abbiano problemi. Ne conosco tanti che soffrono di depressione: anche io ne ho sofferto, anche se non lo davo a vedere in campo”.
Sull’episodio capitato a Maignan: “Gli ho scritto due volte: una per dirgli che è fenomenale e una adesso dopo questo episodio. Ma non mi risponde mai… Sono passato di moda (ride ndr). Se lui vuole, io sono a sua disposizione per aiutarlo, perché so benissimo in che situazione è. Dobbiamo stargli vicino, perché non sai mai come affronti una situazione del genere”.
Sui provvedimenti dell’Udinese: “Hanno daspato a vita il primo tifoso identificato, un gesto importante senza aspettare le istituzioni. Una linea importante di demarcazione, perché adesso chi farà meno di ciò che ha eseguito l’Udinese, avrà sbagliato. Il 3-0 a tavolino immediato? Se ci fosse questa regola, nessuno lancerebbe più insulti. Un turno a porte chiuse non serve a molto”.
La presenza di Ibrahimovic nel Milan di oggi: “Zlatan ha passato molti momenti del genere, ricevendo tanti insulti dai tifosi avversari che volevano disturbarlo. Lui è un uomo molto forte e ha messo la sua esperienza personale al servizio di Maignan. Ha una mentalità incredibile e avere una persona simile al tuo fianco ti aiuta tantissimo perché sai che ti puoi appoggiare a lui. Il suo ritorno al Milan è un fattore molto importante”.