Razzismo, l’incredibile racconto dell’ex arbitro: “Mi dissero che bastava allontanare i microfoni”

Ai microfoni di Tv Play l’intervento dell’ex arbitro, che all’epoca fu protagonista di un episodio uguale: il suo pensiero

Come tutti immaginavano, quanto è accaduto in Udinese-Milan ha avuto un forte eco mediatico e il gesto di Mike Maignan di abbandonare il campo dopo gli insulti razzisti hanno fatto parlare tanto.

L'ex arbitro interviene sul caso Maignan
L’ex arbitro interviene sul caso Maignan e svela un aneddoto (Lapresse) – Milanlive.it

Il calcio italiano fa ancora una volta i conti con un problema che va avanti da molti anni e che non si è mai riuscito a risolvere. Per discutere dell’episodio accaduto sabato sera al Bluenergy Stadium, è intervenuto ai microfoni di TV Play l’ex arbitro Claudio Gavillucci, che nel maggio del 2018 aveva sospeso Sampdoria-Napoli a causa dei cori razzisti rivolti nei confronti di Kalidou Koulibaly.

Gavillucci è entrato nella questione, sostenendo: “In Inghilterra ti vengono a prendere subito, ti fanno il processo in un’ora e mezzo e ti cacciano dagli stadi per sempre. Non condanno le società. Il problema è che la maggior parte della società italiane non hanno la proprietà dello stadio e quindi la gestione dello stesso. Lo stadio diventa un luogo in cui si può fare di tutto. Anche le società sono vittime. Non sono d’accordo con chi propone la sconfitta a tavolino”.

La proposta di Gavillucci

Il problema principale, secondo il suo punto di vista, è che non c’è un giusto regolamento in questi casi e i club non hanno modo di controllare a pieno i comportamenti dei tifosi all’interno della struttura sportiva.

L'ex arbitro interviene sul caso Maignan
L’ex arbitro interviene sul caso Maignan e svela un aneddoto (Lapresse) – Milanlive.it

Gavillucci continua, spiegando cosa andrebbe fatto a suo avviso: “Alle società deve essere data la possibilità di eliminare queste persone e poi ci sarà una riqualifica del tifo italiano, come accaduto in Inghilterra. Altrimenti il calcio italiano è morto, perché le immagini di ieri hanno fatto il giro del mondo”.

Poi spiega di come in passato, quando era accaduto a Koulibaly, si era sottovalutato seriamente il problema: Quando feci quel gesto, all’epoca dissero che non si poteva fermare la partita per pochi imbecilli. Qualcuno disse anche che bastava allontanare i microfoni dalle curve per non far sentire i cori in televisione”.

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