Il sottile filo rosso che univa Filippo Terracciano al Milan… Parla il papà Antonio, ex Hellas Verona, ma soprattutto ex compagno di squadra di Pioli.
Il Milan ha ufficializzato nella giornata di ieri l’acquisto di Filippo Terracciano dall’Hellas Verona. Un colpo a sorpresa, chiuso nel giro di pochissimi giorni. Un’operazione totale da quasi 6 milioni di euro per l’arrivo in rossonero a titolo definitivo. Filippo è legato all’allenatore Stefano Pioli per una incredibile coincidenza: suo papà Antonio ha giocato in due squadre diverse con il tecnico.
La redazione di MilanLive.it ha intervistato in esclusiva Antonio Terracciano, il quale ci ha parlato di quelle che sono al momento le sue sensazioni ed emozioni, del suo rapporto con Pioli da compagni di squadra e ovviamente di che giocatore è suo figlio e cosa può dare ai rossoneri.
Che effetto le fa l’idea che suo figlio giocherà agli ordini del suo ex compagno di squadra Pioli?
È una cosa strana che la vita ti porta. Con Stefano siamo stati compagni di squadra per un anno a Verona, poi ci siamo ritrovati più avanti al Fiorenzuola in Serie C. Ho ottimi ricordi, un’ottima persona con cui ho avuto feeling e ora il destino ha voluto che diventasse l’allenatore di mio figlio. Un po’ particolare.
Negli anni con Pioli siete rimasti in contatto o vi siete persi di vista?
Ci eravamo persi di vista, forse ci incontrammo una volta quando lui allenava il Chievo.
Vi siete sentiti in questi giorni?
No, ma sono sicuro che non mancherà occasione di andarlo a salutare quando andrò a trovare mio figlio.
Ha dato consigli particolari a suo figlio in vista di questo nuovo capitolo della sua carriera?
Assolutamente no e non l’ho mai fatto neanche quando era a Verona. I consigli sono stati per me stesso, di comportarmi bene come papà con il mio lavoro extra-calcio, di impegnarsi sempre tanto, essere seri e penso che lui abbia preso tanto da questi segreti applicandoli al calcio. Più che dirgli di impegnarsi e ascoltare sempre l’allenatore non gli ho mai detto e non mi sono mai permesso di dire altro perché si rischia solo di far confusione nella testa di un ragazzo. C’è l’allenatore ed è giusto che ascoltino lui. Se lui ha voglia di farmi domande rispondo, ma non me ne ha mai fatte.
Filippo viene definito come un jolly, secondo lei però qual è il ruolo dove si esprime meglio?
Diciamo che faccio un po’ fatica a rispondere perché lui quando è stato chiamato a fare anche altri ruoli ha sempre risposto in maniera positiva. Credo che la sua maggior dote sia la duttilità mentale, quindi di fare sempre quello che chiede l’allenatore. Lui è partito centrocampista, poi ha fatto la mezzala, l’esterno basso, il mediano, poi il difensore. Riesce velocemente a capire ed adattarsi alle richieste della squadra. Per questo riesce a ricoprire più ruoli discretamente.
Ovviamente poi deciderà Pioli, però lei si è già fatto un’idea della posizione che potrebbe ricoprire nel Milan, se nella linea dei difensori o come mezzala?
Sinceramente non mi pronuncio perché ho seguito solo il Verona! Essendo tifoso del Verona. Il Milan l’ho visto qualche volta in tv, ma non l’ho mai seguito così attentamente per capire dove potrebbe stare. Penso che questa non sia una cosa a cui Filippo deve pensare, credo che gli serva il tempo necessario per capire cosa vuole l’allenatore da lui, per conoscere i compagni, anche perché il Verona è il Verona ed il Milan è il Milan. Ci vorrà un periodo di ambientamento in cui capire velocemente le richieste dell’allenatore e le esigenze della squadra, perché sicuramente cambiano anche gli obiettivi rispetto a dove era prima. Cambia totalmente la vita e il modo di pensare.
Un ricordo di Pioli compagno di squadra?
Arrivò dalla Juventus a Verona come una “promessa”. Ricordo che era molto giovane quando esordì nella Juve che all’epoca vinceva sempre. Arrivò per “farsi le ossa”, ma il Verona all’epoca giocava in coppa Uefa, non era una squadretta. Ricordo però che nonostante l’età giocava con grande personalità, molto serio, si vedeva la scuola Juve. Grande impegno, giocava stopper. Poi ricordo che quando lo incontrai di nuovo al Fiorenzuola era con qualche anno in più e soprattutto qualche intervento alle ginocchia in più, verso la fine della carriera, però me lo ricordo sempre come un ragazzo propositivo e un esempio per lo spogliatoio.
Che ne pensa di lui come allenatore invece?
Più che la mia idea credo contino i risultati che ha avuto. Ovunque è andato Stefano ha sempre lasciato il segno. Anche da parte di giocatori ho sentito sempre bei ricordi e bei commenti. Vincere lo scudetto col Milan non credo fosse facile in un’annata in cui nessuno se l’aspettava. È un allenatore che lancia i giovani, ma io non sono nessuno per dirlo. Parlo da esterno e per quello che ha fatto credo che sia assolutamente un tecnico di alta fascia.