Il crollo del Milan nel match di Champions alimenta il dibattito sulle responsabilità di Stefano Pioli: l’analisi di Arrigo Sacchi
Sarebbe dovuta essere la partita che avrebbe spianato al Milan la strada degli ottavi di finale di Champions in un girone che, com’era prevedibile già in fase di sorteggio, sarebbe stato equilibrato fino alla fine. Il clamoroso crollo casalingo contro il Borussia Dortmund non ha ancora condannato aritmeticamente il Milan all’Europa League o, peggio ancora, al quarto posto del girone, ma le speranze sono davvero appese ad un filo.
Già entrato nel vortice delle critiche della stampa e di parte della piazza rossonera a causa del disastroso bilancio nelle partite tra le due soste della nazionale – quando il Milan ha raccolto la miseria di due punti in quattro gare di campionato – Stefano Pioli ha aggravato la sua posizione con la sconfitta europea.
Il cammino in Champions è stato contrassegnato da una sola vittoria in cinque confronti, con due sconfitte e altrettanti pareggi. Troppo poco per poter ambire ad un posto al sole per un club che ha sempre fatto della dimensione europea il suo fiore all’occhiello. Il suo DNA. Il suo terreno preferito.
“Il Milan ha dimostrato di non essere ancora una squadra. E se non sei una squadra, se non sei un collettivo, se giochi individualmente, se non hai le corrette distanze tra i reparti e se non fai pressing, in Europa vai in difficoltà“, ha dichiarato senza troppi fronzoli Arrigo Sacchi nel corso del suo editoriale per La Gazzetta dello Sport.
Un’analisi che poi il vate di Fusignano ha spiegato nel dettaglio, arrivando però a delle conclusioni in un certo senso sorprendenti.
Il tecnico bicampione d’Europa alla guida dello straordinario Milan degli olandesi, di Baresi e Maldini, di Donadoni e Massaro, non risparmia critiche nella sua analisi sul match andato in scena al ‘Meazza’. Ma sposa una chiave di lettura che prevede una richiesta di maggior tempo prima di giudicare come fallimentare il lavoro dell’allenatore parmigiano.
“È inevitabile pensare che questa squadra sia stata costruita quest’estate inserendo tanti volti nuovi, soprattutto stranieri. E serve parecchio tempo per dare un’identità chiara a tutto il gruppo“, ha proseguito. Proprio cavalcando questo punto di vista, si entra nel processo di ‘spiegazione’ del lavoro di Pioli. A cui andrebbe dato, secondo l’ex Ct, più tempo per completare il lavoro.
“Se per fare un bambino ci vogliono nove mesi, vogliamo dare il giusto tempo a un allenatore per dare corpo al suo progetto? So che la pazienza è una qualità sconosciuta ai tifosi, perché tutti vorrebbero il massimo fin dall’inizio della stagione. Ma in questo caso è necessario attendere, ragionare, riflettere e insistere sulle idee che si sono proposte ai giocatori. La fretta, nel calcio come nella vita, non è mai una buona consigliera“, ha chiosato Sacchi.