Un calciatore che ha fatto cose egregie nel calcio italiano ha rivelato la sua vecchia passione per il Milan e per un suo collega.
Archiviata la brutta sconfitta interna con la Juventus in campionato, il Milan si rituffa in Champions League. C’è bisogno di una sterzata per i rossoneri, dopo i due pareggi nelle prime due gare della fase a gironi con Newcastle e Borussia Dortmund.
Una competizione che celebrò ai massimi livelli qualche anno fa la classe di Ricardo Kakà. Il fantasista brasiliano classe ’82 che ha fatto la storia recente del Milan, diventando uno dei trequartisti più forti al mondo, capace di vincere anche la Champions nel 2007 ad Atene.
Proprio di Kakà e di quel Milan spumeggiante ha parlato oggi un altro fuoriclasse, che militava in un ruolo simile, molto rinomato in Italia. Parliamo del fantasista argentino Javier Pastore, attualmente svincolato e in passato leader del Palermo dei miracoli di Zamparini. Il calciatore ha rivelato anche qualche retroscena passato.
Pastore ed i contatti con il Milan: “Ma alla fine rimasi a Parigi”
Pastore è stato interpellato da Gianlucadimarzio.com, principalmente per parlare del match di mercoledì tra PSG e Milan, visto che per diverse stagioni ha indossato la maglia del club francese. Ma c’è stato il tempo anche di parlare del suo rapporto con i rossoneri e di qualche indiscrezione particolare.
“Il Milan era la squadra in cui sarei voluto andare dopo Palermo. Mi avevano cercato, ma alla fine con Zamparini abbiamo optato per il progetto del PSG: mi avevano detto che volevano vincere in Francia e in Europa, e per farlo avrebbero preso i migliori giocatori al mondo ed è quello che è successo. Negli anni poi ci sono stati dei contatti per tornare in Italia e il Milan era interessato, ma la mia scelta è sempre stata quella di rimanere a Parigi“.
Dunque Pastore ha rivelato che il Milan lo avrebbe voluto, magari proprio come erede di quel Kakà che per l’argentino è sempre stato un idolo assoluto: “Kaká lo guardavo ai tempi dell’Huracan: vedevo tutte le sue partite ed era devastante, ho dei ricordi bellissimi di quel suo Milan in cui faceva la differenza. Le sue accelerazioni, l’eleganza con cui portava la palla e segnava calciando in maniera delicata con tocchi precisi, di qualità. A me piaceva tantissimo e quando il mio agente lo ha saputo mi ha regalato la sua maglia. Quando l’ho avuta non ci capivo più niente e pochi giorni dopo sono stato a cena con suo padre: è stata una cosa molto carina”.