Il paragone Leao-Balotelli, Raiola, Tonali, Lukaku: tutte le dichiarazioni di Ibrahimovic al “Festival dello Sport”

Tutte le parole dell’ex campione svedese nel corso dell’intervista: toccati tutti gli argomenti, tra cui anche quello sul suo futuro

Zlatan Ibrahimovic è stato ospite al Festival dello Sport ed è salito sul palco di Trento con il giornalista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, insieme a cui ha scritto il suo libro Adrenalina.

L'intervista di Ibrahimovic al Festival dello Sport
L’intervista di Ibrahimovic al Festival dello Sport (Lapresse) – Milanlive.it

Ne è uscita fuori una lunga e bellissima intervista, all’interno della quale ha trattato davvero tutti gli argomenti possibili, partendo dalle sue origini, fino ad arrivare ad oggi. Le prime parole, appunto, sullo Zlatan bambino: “Facevo casini, come tutti i bambini. Ero sempre a giocare a calcio, facevo anche cose che non si possono fare, ma poi si cresce e si impara. Ora ho due figlia, ma la mia identità è sempre la stessa”.

Ibrahimovic ha proseguito l’intervista parlando del paragone con Van Basten ai tempi dell’Ajax: “All’inizio era difficile e non ero ancora a quel livello. Tutti si aspettavano tanto, ma ero da solo e con tanta pressione. Non ero pronto e quel paragone mi ha quasi fatto tornare in Svezia. Non ho mai mollato e poi le cose sono andate meglio”.

Un commento sul primo allenatore in Italia, ovvero Fabio Capello: “Voleva che fossi più concreto facendo gol. Lavoravamo ogni giorno, anche lui mi paragonava a Van Basten, diceva che ero più forte di lui tecnicamente, ma che lui si muoveva meglio. Trezeguet era intelligente e mi diceva che potevo prendere palla per il campo e lui mi aspettava in area. All’inizio in Italia avevo tanta adrenalina, volevo dimostrare chi ero”.

I vari trasferimenti di Ibra

Ibra ha poi commentato tutti i suoi passaggi di maglia e le situazioni che portarono alle varie scelte, a partire dal passaggio dalla Juventus all’Inter nell’estate del 2006, dopo lo scandalo Calciopoli.

L'intervista di Ibrahimovic al Festival dello Sport
L’intervista di Ibrahimovic al Festival dello Sport (Lapresse) – Milanlive.it
March 13 , 2023 Milan , Italy – sport, calcio – Ac Milan vs Salernitana – Serie A Football Championship 2022/2023 – San Siro Stadium . In the pic : Zlatan Ibrahimovic (A.c. Milan);

Queste le sue parole: “Mino parlava con tutte e due. Ero più vicino al Milan, ma loro dovevano giocare un preliminare di Champions e mi chiesero di aspettare. L’Inter ha capito la situazione e ha fatto in fretta, chiudendo l’accordo prima del Milan. Mino diceva che chi arrivava prima firmava, ed è arrivata prima l’Inter”.

Poi l’approdo al Barcellona: “Ho avuto la fortuna di vincere trofei che non avevo vinto prima. Pensavo che se potevo giocare lì ero il migliore al mondo: era una sfida come me stesso e volevo vedere dove potevo arrivare. Nei primi sei mesi feci bene, poi è cambiato il mio pensiero. Sono diventato più forte nella testa. Col Barca è stata l’occasione più grande per vincere la Champions, ma tutti i club in cui ho giocato potevano vincerla”.

Quindi il ritorno in Italia, al Milan: “Non era un momento facile per me. L’allenatore mi voleva a tutti i costi e al Gamper tutti i giocatori mi dicevano ‘Dopo la partita torni con noi’. Non volevo mettere pressione ad Helena, poi Galliani è venuto a casa nostra. Andiamo a cena e Galliani tira fuori la carta di credito ma non funziona. Era dopo il mio tranfer. Gli dico E’ già finito, pago io”.

Da Tonali a Lukaku, fino al futuro

Ibrahimovic ha poi parlato di Tonali: “Arrivava dal Brescia ed era il suo sogno arrivare al Milan. Il primo anno era troppo tifoso e gli ho detto ‘Basta, qua bisogno fare felici i tifosi, non essere tifosi’. Il secondo anno si è sbloccato e volava. E’ solo che tanti non capiscono la differenza tra giocare col Brescia e col Milan. Quella è una cosa che non cambia in una settimana. Nel top club ci sono altri obiettivi e altre pressioni. Giochi davanti ad 80mila tifosi e non è facile”. 

“Le scommesse? So poco di questa storia perché non l’ho mai sentita da lui e non ho mai visto che stava male. Non si giudica prima di sapere le cose, però se è malato di gioco bisogna aiutarlo. Tutti hanno provato il casinò una volta nella vita, ma se ha fatto scommesse sul calcio è un’altra storia”

E ancora su Lukaku: “Mi dispiace, ho giocato un anno con lui. In Italia ti fanno sentire qualcosa che non sei ed è colpa dei giornalisti. Si sentiva il Re di Milano e del campionato, stava facendo bene. Lui non è un ragazzo cattivo ma è successa questa cosa. Gli ho detto ‘Se giochiamo un’altra partita vediamo che succede’. Ho difeso i miei compagni ed è successa questa cosa. Non era personale però mi ha sorpreso la situazione perché non era da lui. Sta giocando nella città del Papa? Significa che gioca per me”.

Non poteva mancare un paragone tra Balotelli e Leao: “Balotelli ha avuto tante occasioni, ma non ne ha sfruttata nemmeno una. Le ha perse tutte. Con Leao non si può paragonare. Se fa gol là (tacco con il Newcastle) è un genio. Solo i geni capiscono cosa devono fare lì. Per questo lui è là e Balotelli in tribuna”.

Infine lo svedese ha parlato anche del futuro: “Sono passati 3-4 mesi da quando mi sono ritirato e ho una libertà differente. Non ho chi mi dice quello che devo fare e sto prendendo tempo per capire quello che devo fare. Ci sono più offerte ora che quando giocavo. Voglio entrare in una situazione dove posso fare la differenza. Non voglio essere guardato come un simbolo, voglio essere attivo e crescere. Ho avuto qualche meeting con il Milan. Parliamo e vediamo dove si arriva perché è il momento di conoscerci, poi se posso portare qualcosa ha effetto, altrimenti no”.

Inevitabile anche un ricordo per Raiola: “La mia carriera è iniziata con lui, quando lo ho conosciuto ho fatto l’arrogante, ma poi ho smesso perché mi serviva. Una persona fantastica, è diventato come un papà o un amico. Ci parlavo tutti i giorni, siamo cresciuti insieme nelle nostre carriere. La malattia? Sono stato con lui quasi tutti i giorni nell’ultimo periodo, volevo togliergli il pensiero fisso della malattia. Mi ha detto di fare quello che mi rendeva felice”.

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