L’allenatore del Milan ha svelato tante curiosità in una lunga intervista, da nuovi metodi d’allenamento al rapporto con i calciatori
Stefano Pioli ha rilasciato una lunga ed interessante intervista al mensile Il Nuovo Calcio, andando a parlare di tanti argomenti curiosi che riguardano gli aspetti della quotidianità del suo Milan, soprattutto in allenamento.
Il tecnico della squadra rossonera ha offerto davvero tanti spunti, iniziando con il confermare che si evolve ancora oggi: “Sì certo, questo deriva dalla passione con cui affronti quotidianamente il campo, dalla curiosità che ti porta ad aggiornarti. Sono vent’anni che alleno e ci sono stati cambiamenti su tutti gli aspetti, la parte tecnico-tattica, quella fisica, sulla comunicazione e sul rapporto con i calciatori, e gli stessi calciatori sono completamente differenti rispetto a prima”.
Pioli è allora entrato nello specifico dei nuovi allenamenti: “Ho modificato completamente la maniera di lavorare sul campo. Ora giochiamo sempre 11 contro 11. Variamo gli spazi ma non faccio più interventi sui reparti. Introduciamo qualche regola nelle partite ma credo che allenarsi 11 contro 11 sia la cosa migliore e aiuti nelle conoscenze. Li abituo alla partita”.
Si tratta, come spiega l’allenatore emiliano, di un’evoluzione metodologica: “Mi soffermo di meno sulla partita appena giocata. Certamente la guardo e osservo gli aspetti positivi e negativi, ma ci focalizziamo subito sul futuro.
“Abbiamo poco tempo e la partita successiva è completamente diversa – continua Pioli – Noi abbiamo abbiamo i nostri principi di gioco e insistiamo su quelli”. Il tecnico ha comunque specificato che il ruolo e la funzione dell’allenatore sono comunque in sostanza rimasti sempre gli stessi, mentre a cambiare sono solo le modalità di raggiungere i risultati.
Il tecnico del Diavolo è entrato nello specifico su tanti temi, descrivendo anche in ogni dettagli la giornata tipo del Milan, dalla mattina alla sera, e ha spiegato anche come è nata l’idea dei terzini che entrano nel campo. Questa la sua risposta alla domanda: “Nasce tutto dalla preparazione dei miei colleghi italiani e dalla necessità di giocare uomo su uomo, che ti obbliga a trovare delle contromosse. L’abbiamo fatto per la prima volta contro l’Atalanta: abbiamo usato Calabria e Theo molto dentro per portare via i loro esterni. Prendo anche spunto: Guardiola ha usato spesso questa soluzione”.