Interessante intervista di Ibrahimovic, che ha parlato della sua carriera e non sono mancate frasi senza peli sulla lingua: nel mirino anche Guardiola.
Al termine della scorsa stagione Zlatan Ibrahimovic si è ritirato e non è stato facile per lui. Avrebbe voluto giocare ancora, però il suo fisico non rispondeva più nel modo giusto ed è stato saggio dire basta. Comunque potremmo rivederlo ancora nel mondo del calcio con un ruolo diverso.
Com’è noto, il Milan gli ha proposto di tornare nel club in un’altra veste e lui si è preso del tempo per riflettere. Una figura della sua personalità potrebbe essere utile per la squadra rossonera, conosce benissimo l’ambiente e non avrebbe difficoltà a dare il suo contributo. Bisogna aspettare.
Ibrahimovic, interessante intervista
Quando parla non è mai banale e Ibrahimovic lo ha confermato nell’intervista concessa alla trasmissione Piers Morgan Uncensored. Parlando del suo ritiro si è così espresso: “Mi sono ritirato tre mesi fa e l’ho accettato. Non mi sentivo più bene, avrei potuto continuare e soffrire ancora fisicamente, ma desideravo sentirmi bene e non avere conseguenze. Non volevo zoppicare dopo la mia carriera o non fare delle cose con i miei ragazzi. Ho scelto di fermarmi e credo di averlo fatto al momento giusto. Sinceramente, quando vedo gli attaccanti lì fuori penso che potrei giocare ancora e fare molto più e meglio di loro. Non si tratta di ego. Potrei fare molti nomi, sono migliore del 95% di loro“.
Successivamente l’ex centravanti ha commentato la sua vita post-ritiro: “Non mi manca il pubblico, non ne ho bisogno, non mi servono attenzioni. Sono quello che sono e verrò ricordato per quanto fatto in campo. Non cerco di essere riconosciuto, altrimenti farei il commentatore o cose che fanno altri ex calciatori. Loro lo fanno perché gli manca attenzione e perché vogliono essere ancora davanti alla telecamera. Li capisco, perché in campo ti senti vivo, senti l’adrenalina, senti i duelli, l’erba, l’atmosfera, il calore. Io ora faccio una vita normale, faccio molte più cose rispetto a quando giocavo. Ho le mie collaborazioni, i miei progetti, le mie cose. Sono incuriosito dalla recitazione, mi piacerebbe vedere se funziona“.
Milan-Hellas Verona è stata la partita in cui ha annunciato il ritiro e quando ha preso il microfono per parlare è stato fischiato dai tifosi veronesi. Ha ricordato così quel momento: “Per loro era il momento dell’anno, perché vedere me non è una cosa per tutti. Si sono divertiti, ma se ti fischiano o parlano male di te è perché sei il numero 1. Quando giocavo avevo bisogno di essere innescato e a farlo potevano essere gli avversari oppure i tifosi. In trasferta mi sentivo più vivo“.
Zlatan non condivide la scelta di chi, come Cristiano Ronaldo, è andato a giocare in Arabia Saudita: “Un calciatore già ricco ci va per uno stipendio folle, questo ti cambia la vita? Morirai prima di aver speso tutto quel denaro. Io ho avuto offerte sia dalla Cina sia dall’Arabia Saudita, ma certi giocatori devono chiudere la carriera ad alti livelli, essere ricordati per il loro talento e non per quanto hanno guadagnato. È per questo che ci alleniamo ogni giorno. Penso che chi ha raggiunto un alto livello non possa finire a un livello inferiore. La Cina mi ha offerto 100 milioni prima che andassi negli Stati Uniti, ma ho rifiutato perché non era ciò che volevo“.
Ibra è stato interpellato pure sul difficile rapporto con Pep Guardiola, suo allenatore al Barcellona nella stagione 2009/2010 e fino a prima del trasferimento al Milan: “È un allenatore fantastico, negli ultimi dieci-quindici anni è arrivato sempre primo o secondo. Però dovevo avere a che fare anche con la persona. Gli dissi: ‘Se non vado bene per te, dimmelo e tolgo il disturbo’. Ricordo che al primo incontro mi disse: ‘Qui i giocatori non vengono con la Ferrari’, chiesi perché e poi non la portai per dei mesi. Alla fine andai da lui: ‘Ho bisogno di più spazio, il modo in cui vuoi che giochi non fa per me, quindi meglio che punti su altri calciatori’. Una conversazione normale, non c’è stata una discussione. La partita successiva vado in panchina, poi idem anche alla seconda e alla terza. Ma il problema non era il mio rendimento, si era offeso perché avevo chiesto più spazio in relazione alle mie caratteristiche. Alla quarta panchina mi sono ribellato, ho preso la mia Ferrari e l’ho parcheggiata davanti al suo ufficio. Vuoi giocare col fuoco? Ti bruci. Non mi ha detto nulla, da quel momento ha iniziato a evitarmi. Se io entravo nella sala colazione, lui usciva. È stato strano, il calcio non c’entrava e lui non voleva confrontarsi per risolvere i problemi che aveva, non so quali fossero“.