L’ex Milan e dirigente UEFA critica l’ex arbitro italiano per la decisione presa sui recuperi: così i calciatori rischiano molto
Il gioco del calcio sta cambiando in continuazione. Nel tentativo di rendere questo sport più seguito e regolare, ci sono modifiche costanti alle regole, ma non in tutti i casi i cambiamenti sono condivisi da tutti quanti.
Il calcio moderno diventa un calcio sempre più dinamico e non ci si ferma un attimo. I palinsesti sono totalmente cambiati, così come lo svolgimento effettivo della gara. Ci sono partite a tutti i giorni e tutte le ore e si gioca molto più di prima, con più cambi e con quindi con più protagonisti in campo. Il rischio, però, è che questa esagerazione possa creare delle problematiche a chi gioca, soprattutto di tipo fisico.
Non tutti sono quindi d’accordo con questi cambiamenti, perché si rischi di esporre i calciatori a molti più infortuni, come sta effettivamente accadendo ormai da tempo. I risentimenti muscolari sono all’ordine del giorno e le rose arrivano ai loro appuntamenti con le rose sempre più decimate. Lo ha detto anche l’ex Milan Zvonomir Boban, attuale dirigente, UEFA, in un’intervista rilasciata a Marca.
L’ex Milan contro la scelta di allungare la durata delle gare
Con le sue dichiarazioni al quotidiano spagnolo, l’ex attaccante ha accusato chi ha preso queste decisioni: “Si gioca troppo, il calendario è da pazzi. I calciatori sono stanchissimi e si vogliono aggiungere ancora più minuti nel momento più duro della gara”.
Con l’inizio della nuova stagione infatti c’è stata la direttiva sull’allungamento dei minuti di recupero, una pratica già anticipata nel corso del Mondiale in Qatar, quando si è assistito per la prima volta a recuperi anche superiori ai 10 minuti. La politica è continuata anche nei campionati nazionale in questa nuova stagione ed ecco che le partite si trovano a durare anche oltre i 100 minuti.
Boban ha aggiunto a riguardo: “Quando giochi a livello professionistico gli ultimi 30 minuti sono i più duri. Però a loro non importa ed è una follia, le regole del gioco non si fanno così. Hanno deciso di cambiare senza consultare giocatori e confederazioni. Il gioco del calcio non è di Collina, né della FIFA né della UEFA, appartiene a chi lo ama”. Un’accusa importante che però mette alla luce un problema non secondario cui sta andando incontro il calcio moderno.