Nella lunga intervista il numero uno del club rossonero ha spiegato anche il nuovo metodo per la ricerca dei giocatori sul mercato
In tanti hanno letto la lunga intervista rilasciata da Gerry Cardinale, al settimanale 7, legato al Corriere della Sera, nella quale il proprietario del Milan ha trattato nel dettaglio numerosi temi della sua nuova esperienza e non solo.
Cardinale ha spiegato il motivo per cui ha scelto il club rossonero, considerato da lui uno dei 4-5 più importanti d’Europa, e con una storia senza eguali. Il numero uno di RedBird ha raccontato alcuni aneddoti, dalla sua presenza in Italia in occasione della vittoria dei Mondiali nel 1982 da parte dell’Italia, quando avevo soltanto 15 anni, alle emozioni che gli provoca la Curva Sud rossonera, per poi parlare della sua visione di Berlusconi.
L’imprenditore 56enne ha specificato che non crede di aver ancora fatto nulla alla guida del club rossonero e di aver mantenuto tutto come prima nel primo anno. Adesso però questa è la prima stagione in cui inizia a inserirsi in questioni importanti come il calciomercato, ma anche il progetto stadio e le strategie per valorizzare il brand. A proposito di mercato, è arrivata ovviamente la domanda su Moneyball.
Milan all’avanguardia
Tutti sono infatti curiosi di capire il nuovo metodo di ricerca dei calciatori da parte del club rossonero e come vengono analizzati i dati per decidere su quali elementi puntare e investire. La risposta di Gerry Cardinale è stata diretta.
Queste sono le sue dichiarazioni in merito: “E’ cruciale capire che i dati sono solo uno degli strumenti della nostra ‘cassetta degli attrezzi’. Da quello che leggo sembra che se sei un esperto di dati allora vuol dire che non fai bene lo scouting. E’ ridicolo”. La questione non è quindi così semplice come si vuole far passare e l’analisi dei dati non rappresenta l’unico criterio che viene utilizzato nel momento in cui si va a rinforzare la rosa.
Cardinale ha poi aggiunto spiegando con precisione: “Moneyball è stato scritto 20 anni fa, oggi tutti utilizzano i dati ma nel nostro portafoglio c’è un’azienda di analisi con 13 ricercatori del Mit. Il calcio europeo non è il baseball, richiede un diverso livello di sofisticazione e noi crediamo di essere all’avanguardia”.