Spunta una indicazione che chiarisce perché certi arbitri di Serie A non intendono correggersi con l’ausilio del Var, come capitato a Juve-Bologna.
Nonostante il campionato di Serie A 2023-2024 sia iniziato solo da due giornate, già sono tante le polemiche scaturite dalle decisioni arbitrali. In particolare nell’ultimo turno dello scorso weekend.
Nell’occhio del ciclone è finito l’arbitro Marco Di Bello, reo di aver ignorato completamente un episodio in area bianconera durante Juventus-Bologna, terminata 1-1. Ovvero lo scontro tra Illing Junior, terzino della Juve, che ha letteralmente tamponato il bolognese Ndoye pronto a ribadire in rete un comodo pallone.
Ciò che ha sorpreso tutti i tifosi ed opinionisti non è tanto l’errore di Di Bello, che in tempo reale potrebbe essersi perso il momento del contatto, bensì il fatto che l’arbitro pugliese non sia andato a rivedere l’episodio al Var. Di Bello ha ignorato la chiamata dell’assistente nella sala di Lissone, ovvero l’arbitro Fourneau, decidendo di fidarsi della sua prima impressione.
Tenendo da parte le accuse di malafede arbitrale, in molti si domandano perché in situazioni così dubbio un arbitro di campo non faccia riferimento al Var ed alle chiamate degli assistenti in sala video. La risposta, data dal Corriere dello Sport, ha del clamoroso.
Tutto fa riferimento al ‘folle‘ regolamento dell’Aia nel grado di giudizio sulle prestazioni arbitrali. Le stesse determinano la graduatoria di questi ultimi e dunque la possibilità di dirigere più o meno incontri stagionali. All’interno del giudizio è stata inserita una penalità che riguarda proprio il Var.
Se un direttore di gara durante la partita ricorre al video assistant referee per correggere una sua decisione può incappare in una penalità di giudizio di 0,10 punti. Handicap pesante, visto che la scala di giudizi dell’Aia sulle prove arbitrali va dall’8,70 (eccellente) all’8,20 (insufficiente). Dunque si tratta di una penalità pesante e molto incidente sulla prestazione del fischietto in questione.
Un metodo già denunciato anni fa da Claudio Gavillucci, ex arbitro di Serie A fortemente penalizzato al termine della sfida Torino-Fiorentina del 2018. Il fischietto ricorse per ben tre volte al Var per modificare sue errate decisioni sul campo e venne bloccato dagli osservatori dell’Aia in virtù delle penalità previste.
Chissà se anche Di Bello è incappato in questo vizio di forma, pensando di essere criticato e penalizzato qualora fosse stato costretto a correggere la sua decisione iniziale sul contatto Illing-Ndoye. Un problema da rivedere alla radice.