Perché la cessione di De Ketelaere in prestito con diritto di riscatto all’Atalanta è un’operazione rischiosa ma giustamente inevitabile
Operazione definita in tutti i suoi aspetti: Charles de Ketelaere sarà un giocatore dell’Atalanta. Nelle prossime ore farà le visite mediche, il Milan incasserà subito circa 3 milioni per il prestito oneroso e forse i 23 milioni per il riscatto a giugno prossimo. Un affare rischioso sotto molti punti di vista ma inevitabile.
De Ketelaere è arrivato al Milan un anno fa fra l’entusiasmo generale: tutti eravamo convinti che fosse arrivato un talento straordinario. E questo non è cambiato perché il belga è ancora un potenziale crack. In rossonero però non ha funzionato prima e, purtroppo, non sarebbe funzionato poi, nonostante la speranza di un Leao o Tonali bis (situazioni diversissime, tra l’altro). Ecco perché l’addio era inevitabile, per il bene della sua carriera e anche per quello del Milan, che si libera così di un giocatore che non rientrava nei piani societari e nei piani di Stefano Pioli, che fin dai primi mesi ha mostrato qualche perplessità sulla sua utilità nel sistema di gioco.
De Ketelaere, un rischio da correre per il bene del Milan
E’ chiaro che il Milan avrebbe preferito cederlo a condizioni diverse: a titolo definitivo e magari all’estero. Ma la priorità vera era ed è un’altra: evitare una minusvalenza. Ecco perché l’offerta del PSV da 15 milioni è stata subito rispedita al mittente, e poi nient’altro: nessun altro club si è fatto avanti concretamente, figurarsi accontentare la richiesta di almeno 27 milioni.
Ecco perché la cessione all’Atalanta è giusta. Rischiosissima, ma giusta. Il Milan lo manda a giocare in una squadra che fa della valorizzazione dei giovani il suo mantra, il punto di forza, grazie ad un allenatore fantastico che con profili simili a De Ketelaere negli scorsi anni ha fatto capolavori (Ilicic, Pasalic, Gomez). Ma soprattutto rischia di rinforzare una possibile concorrente per un posto in Champions League. Rischio consapevole, calcolato. Perché non c’era alternativa.
Quella dell’Atalanta era l’unica offerta seria e quindi l’unico modo per salvare l’investimento. Il Milan è consapevole che può diventare un grosso rimpianto, tecnico ed economico. Così come è consapevole che la situazione può peggiorare: se CDK dovesse far male, i rossoneri si ritroverebbero fra un anno sul groppone un ragazzo ancor più demoralizzato e soprattutto ancor più deprezzato. E quindi è qui che si crea l’inevitabile paradosso: sperare che diventi un giocatore top così da incassare il diritto di riscatto, evitare la minusvalenza e, magari, portare a casa ulteriori soldi grazie alla clausola del 10% sulla futura rivendita. Tutto per il bene del club. Che viene prima di qualsiasi cosa. E allora: in bocca al lupo Charles, è stato bello sognare insieme a te. E ora speriamo di non rivederci più.