Annuncio clamoroso di Gianni Rivera, lo storico numero 10 del Milan degli anni ’70 che ha deciso di affrontare una nuova sfida.
A 80 anni sedere per la prima volta su una panchina di una squadra di alto rango. È il desiderio, neanche tanto impossibile, di Gianni Rivera, uno dei maggiori fuoriclasse della storia del Milan e del calcio italiano.
L’abatino, così come lo soprannominò il grande Gianni Brera durante la sua carriera sportiva, non ha mai allenato prima d’ora. Ha svolto il ruolo di dirigente nel Milan dopo il ritiro dal calcio giocato, per poi passare all’attività sia politica sia manageriale all’interno della FIGC, con un’attenzione particolare ai giovani.
Ma Rivera ha sempre sognato di allenare, di guidare una squadra di club e sentirsi protagonista in panchina. L’ex milanista, classe 1943, potrebbe finalmente coronare questo desiderio, come dichiarato a sorpresa nella recente intervista alla Gazzetta dello Sport.
La squadra che Gianni Rivera potrebbe allenare dalla prossima stagione è il Bari. Una piazza molto importante che ha sfiorato la promozione in Serie A già in questa stagione. L’ex numero 10 rossonero ha rivelato tutto alla Gazzetta, parlando di un progetto nuovo di zecca.
“Degli amici finanziatori mi hanno contattato per chiedermi la disponibilità a entrare in un progetto per rilevare una società calcistica. Si tratta di un serio gruppo italiano, di cui ho parlato anche col sindaco di Bari. Il mio ruolo? L’allenatore di questa squadra o comunque un ruolo tecnico. È così che penso di essere utile”.
Rivera dunque al centro di questo progetto per rilevare il Bari dalla famiglia De Laurentiis e iniziare un nuovo ciclo, che lo vedrebbe con un compito da tecnico vero e proprio. L’ottantenne ha spiegato anche di avere tutti i requisiti e la volontà di farlo: “Non ho mai allenato, ma penso di sapere come si fa. Tavecchio mi avrebbe voluto direttore tecnico della Nazionale, ma l’ambiente si oppose perché non avevo i requisiti richiesti per diventare allenatore di Serie A. Cosi mi ci sono messo e superati i primi due anni, Tavecchio chiese a Ceferin di concedermi a quel punto l’abilitazione per la Serie A, ma l’Uefa disse no. Superai allora l’ultimo esame. Poi venne la pandemia e non ci furono occasioni”.
Una vera e propria chance in veneranda età per Rivera, che ammette di voler fare un calcio più offensivo possibile e di non temere che le questioni anagrafiche possano frenarlo. L’obiettivo è già dichiarato: “Ovviamente portare la squadra dalla Serie B alla Serie A. Ma anche formare dei calciatori, non è un caso che io abbia fondato un’Academy proprio con questo obiettivo”.