Fabio Capello si unisce al cordoglio in ricordo di Silvio Berlusconi, partecipando all’idea di dedicare alla sua memoria lo stadio rossonero.
La morte di Silvio Berlusconi è un evento che sta facendo parlare e discutere tutta Italia e non solo. Infatti è venuto a mancare il personaggio più chiacchierato degli ultimi trent’anni di questo paese, avendo avuto ruoli rilevanti tra imprenditoria, politica e sport.
I tifosi del Milan non possono non emozionarsi nel ricordare la straripante epopea della gestione Berlusconi, iniziata nel 1986 e capace di portare ben 29 trofei al club rossonero. Tra gli uomini più legati al Cavaliere, sempre riguardo il mondo Milan, c’è sicuramente l’ex allenatore Fabio Capello.
Capello fu promosso allenatore del Milan dopo l’addio di Arrigo Sacchi e vantò la stima incondizionata di Berlusconi. Un rapporto molto stretto fra i due, come ha raccontato Don Fabio nell’intervista alla Gazzetta dello Sport, pubblicata proprio per ricordare il plurivincente patron milanista.
“Un genio”, così Capello ricorda Silvio Berlusconi
Parole di stima assoluta quelle di Fabio Capello nei confronti del suo presidente. Tanto da lanciarsi subito in una proposta: “Intitoliamogli lo stadio del Milan. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari. Non credo che i tifosi si opporrebbero”. Idea simile a quella avuta dall’ex difensore Filippo Galli, come raccolto già ieri ai nostri microfoni.
Nel progetto stadio che l’attuale proprietà RedBird Capital sta portando avanti chissà se dunque vi sarà spazio per il ricordo di Silvio Berlusconi, che sicuramente per ancora molti anni manterrà la nomea del presidente più vincente nella storia del calcio italiano.
I ricordi di Capello sono molti. L’allenatore friulano ha definito Berlusconi “un genio“, per la sua capacità di unire qualità imprenditoriali a quelle manageriali nel mondo del calcio. Un precursore che Capello definisce il miglior presidente della storia del pallone, superiore anche ad una leggenda come Santiago Bernabeu.
“Berlusconi amava davvero il calcio, aveva le sue idee. Mi propose di andare a Como assieme a Borghi, per cui stravedeva, e tornare l’anno dopo. Io ho preferito restare nelle giovanili del Milan ma non mi portò mai rancore. Discutemmo molto per Savicevic. Il presidente si lamentava quando lo sostituivo e io gli spiegavo che doveva sacrificarsi di più. Il giocatore più forte che comprò fu sicuramente Van Basten, il suo rimpianto è non aver mai preso Messi”.