Anche Leao è intervenuto in difesa di Lukaku, vittima di razzismo in Juventus-Inter ed espulso: il portoghese ha citato l’esempio di Ibrahimovic.
Davvero brutto quanto successo in occasione di Juventus-Inter, andata della semifinale della Coppa Italia 2022/2023. Ennesimo episodio di razzismo in uno stadio italiano. La vittima è stata Romelu Lukaku.
L’attaccante belga è stato preso di mira dai cori razzisti di alcuni tifosi bianconeri. Proprio lui è stato l’autore del gol del definitivo 1-1 e si è reso protagonista di un’esultanza che ha poi scatenato una mezza rissa. L’arbitro Davide Massa ha espulso il giocatore, già ammonito, avendo giudicato provocatorio il suo modo di festeggiare la rete realizzata sotto la curva avversaria.
Sono tanti i messaggi di sostegno arrivati a Lukaku in queste ore. C’è una condanna netta del comportamento razzista da parte di alcuni supporter della Juventus, che si è messa a disposizione delle autorità per collaborare all’individuazione dei responsabili.
Dal Milan è arrivata solidarietà sia a livello di club che da parte di singoli calciatori. I primi sono stati Mike Maignan e Ismael Bennacer. Entrambi hanno chiesto alla Lega Serie A di fare di più per combattere il razzismo negli stadi.
Anche Rafael Leao è intervenuto nella vicenda e ha pubblicato una storia Instagram nella quale ha citato pure Zlatan Ibrahimovic: “Ibra ha subito cori razzisti in una partita contro la Roma, dopo aver segnato ha festeggiato e fu ammonito dell’arbitro nonostante fosse stato insultato dai tifosi della Roma. Alla fine non è stato fatto nulla, nessuna punizione, nessuna sospensione. Lukaku ha ricevuto cori razzisti, dopo aver segnato ha esultato e chi è stato punito? Il giocatore. Purtroppo questo tipo di atti continua offuscare lo sport che amiamo così tanto. Razzismo out“.
Non si può che essere d’accordo con Leao, che giustamente fa intendere che ci dovrebbe essere maggiore severità verso chi si rende protagonista di certi comportamenti ingiustificabili. Il razzismo è una brutta piaga ed è un peccato che trovi sfogo anche anche negli stadi, visto che lo sport dovrebbe essere vissuto come una festa e non come l’occasione per insultare o denigrare altre persone.