Il numero uno di RedBird commenta l’uscita del film Air e ne approfitta per un’interessante riflessione sui meccanismi attuali dello sport
Il prossimo 5 aprile debutterà nelle sale cinematografiche il film Air. La pellicola racconta lo storico accordo tra la Nike e Michael Jordan ed è stata diretta e interpretata da Ben Affleck. Co-produttore è la nuova compagnia dell’attore con il collega Matt Damon, Arist Equity, di cui RedBird è investirore.
Il numero uno di RedBird, Jerry Cardinale, oggi anche proprietario dell’AC Milan, ha commentato l’uscita del film a Sportico, e per l’occasione si è soffermato anche su alcune interessanti riflessioni sullo sport. Cardinale ne approfitta per spiegare le motivazioni che portano gli investitori ad entrare nello sport e quali sono le conseguenze che ne vengono fuori.
“Con lo sport, c’è stata una bolla e le valutazioni degli asset sono esplose, ma nessuna infrastruttura ha tenuto il passo – spiega Cardinale. Quindi stanno cercando nuovi modi per ridurre il divario. Io di solito vado in quel divario e lo colmo costruendo queste aziende. Perché una sola gamba dello sgabello non è sufficiente per non cadere”.
Cardinale e il suo fondo hanno una conoscenza importante degli investimenti nelle società sportive e anche per questo si sono fatte preferite nell’acquisizione del club rossonero. Dal baseball con i New York Yankees al calcio con il Tolosa, l’esperienza di RedBird è consolidata da anni.
Cardinale allora aggiunge: “Lo sport oggi è una storia di media, una storia di cultura. Dal mio punto di vista, lo sport come entità a sé stante si è esaurito, è come Adam Smith e la corsa ai tulipani. Quando si inizia a parlare liberamente di sport come asset class, ci si deve fermare e pensare: “Oh, Oh..”. Pensiero logico e incontestabile: staccare lo sport da ogni ragionamento economico, culturale e politico ad oggi non ha più senso, se ne si vogliono realmente capire i meccanismi che lo regolano.
E sul motivo per cui gli investitori puntano su questo settore: “Si vedono tutti questi capitali raccolti per assumere partecipazioni di minoranza in squadre che controllano valutazioni elevate senza alcuna governance, e questo solo perché gli investitori vogliono poter barrare la casella e dire di avere un’esposizione sportiva. Ed è semplicemente anti darwiniano. Non è sostenibile e non è responsabile. Quindi sì, penso che siamo in una bolla”.