Quante similitudini fra le partite contro Salernitana e Roma. Quando il Milan smette di essere se stesso, iniziano i problemi. Pioli sbaglia i cambi, ma l’errore più grave è soltanto uno
Perdere punti per chi insegue è sempre un problema ma farlo come il Milan contro la Roma è uno sfregio alla miseria. Il campanello d’allarme è suonato già cinque giorni prima a Salerno. Avversari diversi, per blasone e livello, ma stessa dinamica: dominio, gol subito un po’ a caso e sofferenza finale.
All’Arechi se la sono cavata, ieri a San Siro no. Perché la Roma è più forte e perché ha un’arma micidiale a disposizione che in casi come questo diventa letale, di distruzione di massa (e no, l’arbitro della partita non c’entra). Dei 21 gol segnati in questo campionato, 10 arrivano da palle inattive – 7 di testa -, compresi quelli fatti ai rossoneri. E pensare che proprio di testa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il Milan l’aveva sbloccata con Kalulu: in Serie A non succedeva da 13 mesi, dal gol di Messias contro il Genoa il 1 dicembre 2021. Chi di spada ferisce…
La partita
80′ di dominio assoluto, sempre col pallino del gioco in mano, con meno occasioni rispetto a Salerno ma comunque tanti tiri verso la porta (6 solo nel primo tempo). Dall’altra parte, il nulla. Zero assoluto. A parte una bella iniziativa di Zalewski: fuori non di molto. Alla mezz’ora l’1-0 di Kalulu, al 77′ il raddoppio di Pobega, entrato poco prima, al termine di un’azione da manuale per la conduzione di Leao, il movimento di Giroud e il piazzato di Tommaso. Bello, bellissimo.
Sembrava tutto apparecchiato per il trionfo del calcio sull’anticalcio. Invece no, perché le partite finiscono al 100′, ormai. E perché la Roma può sfoderare in qualsiasi momento la sua super arma, che è super soprattutto per un motivo: perché calciano benissimo. Pellegrini pennella, Ibanez segna. Tutto riaperto. Nota non troppo a margine: un paio di minuti prima è uscito Giroud – un buon difensore per le palle aeree – ed è entrato Gabbia, quindi difesa a tre.
Quindi un po’ di confusione e baricentro che si abbassa in assenza di Bennacer, il migliore in campo, sostituito da Vranckx. Quindi il Milan smette di giocare, non gestisce la palla, concede campo e fa troppi falli ingenui. Da uno di questi, proprio di Vranckx su un Dybala girato di spalle e sull’esterno, nasce il pareggio. Matic di testa, poi Abraham di destro in caduta: 2-2.
I cambi di Pioli e l’ingenuità di Vranckx
Il Milan ha subito entrambe le reti da calcio piazzato. Ma è curioso il fatto che siano arrivate dopo il passaggio alla difesa a tre, esattamente come a Salerno con la rete di Bonazzoli. Coincidenza o un dato sul quale riflettere, questo lo deciderà Pioli. È acclarato invece che i rossoneri hanno un serio problema con i gol subiti: in 17 giornate di Serie A, solo 4 clean sheet contro Bologna, Sassuolo, Cremonese e Juventus. Un caso strano considerando che è stato il punto di forza della corsa Scudetto.
Cosa è cambiato? L’assenza di Maignan pesa per quello che fa in porta tanto per quello che fa fuori. Come un vigile urbano: dirige il traffico, ed è autoritario. In questo né Tatarusanu né qualsiasi altro portiere potrebbero sostituirlo. Ma il problema non è (solo) il portiere, è più ampio ed è soprattutto collettivo. è una combo di fattori, sia di testa che tattici. E Pioli ci ha messo del suo con l’uscita di Bennacer – che però aveva speso molto – e il cambio di modulo: la linea a cinque e più bassa è una condizione nella quale il Milan sembra non saperci stare. Si snatura, perde i riferimenti e le misure. Perde se stesso. E perde la testa, appunto.
Lanci lunghi a profusione (ma era uscito Giroud e sì, se non ve ne foste accorti, è entrato De Ketelaere) e non cerca mai la gestione della palla (e farlo senza Bennacer è dura): va bene sporcare la partita ma bisogna saperlo fare, e il Milan non sa farlo e ne ha dato dimostrazione anche a Salerno. Per girare ancora un po’ il coltello nella piaga, a proposito di cambi, l’errore più grave: i centonovantaquattro centimetri, inevitabilmente catalizzatori, di Malick Thiaw avrebbero potuto far comodo. Invece Gabbia, centottantacinque, tutt’altro che attrattivi.