Le parole di Stefano Pioli, intervistato dal settimanale del Corriere della Sera, 7. Ecco le sue dichiarazioni
Lunga intervista rilasciata da Stefano Pioli a 7, settimanale del Corriere della Sera. Il tecnico del Milan ha parlato di come sia cambiato, del rapporto con i propri giocatori.
Impossibile, poi, non torna sulla vittoria della Scudetto. I rossoneri sono riusciti a vincere il campionato nonostante lo scetticismo generale. Ma a Milanello c’era voglia di impresa, d’altronde “succede solo a chi ci crede”: “A inizio stagione ho detto che il primo anno eravamo arrivati sesti, poi secondi… ci va bene arrivare ancora secondi? E tutti: “No!”. Allora ho chiesto cosa servisse per vincere. Son partito da Zlatan, Giroud, Maignan e Theo che avevano vinto già campionati o coppe“.
A fare la differenza il rapporto con i giocatori e l’esplosione di Rafael Leao: “Appena sono arrivato, con i miei collaboratori ci siamo detti: “Oh, ma qui abbiamo un giocatore che gioca ridendo?”. Poi abbiamo capito che è una smorfia naturale, il suo modo di fare. Crescita dei giocatori? Io ho fatto il mio, ma il merito è diffuso: dirigenza, staff e ambiente. Io non vedo l’ora di svegliarmi la mattina per venire a Milanello, si sta bene, sono felice. Credo sia così anche per loro. Ad esempio: noi abbiamo la colazione obbligatoria e il pranzo, che però è senza orario. Ognuno ha esigenze diverse: ghiaccio, massaggi o altro, inizia quando può. Ma poi restano tutti fino a tardi, e per non andare lunghi in cucina abbiamo messo un limite orario. Cosa vuol dire? Che stanno bene e sono felici di stare assieme. Io ho vissuto in squadre dove i giocatori non vedevano l’ora di andare via, stavano lì giusto il tempo limitato per fare allenamento“.
Pioli allenatore
Stefano Pioli è cresciuto col tempo, fino a diventare un allenatore vincente. Il tecnico rossonero ci parla anche di come vengono scelti i calciatori– “Le mie priorità sono sempre le stesse: motivare i giocatori, metterli bene in campo e dargli idee. Prima ero più schematico, mi affidavo alla tattica, ora so che non vinci per il sistema di gioco, 443 o 4231, ma per l’insieme di talento, passione, sudore, sacrificio, voglia di lottare per obiettivi chiari. Carattere, insomma e intelligenza.
Ora sono più strategico, e con lo staff ampio posso concentrarmi sui singoli giocatori. Con Maldini e Massara non si parla di giocatori bassi o alti, destri o mancini, ma intelligenti. La tecnica è un dato acquisito, la forza ed esplosività di gambe serve, ma il futuro del calcio è dei giocatori che sanno riconoscere in anticipo e velocemente come sviluppare la situazione, leggere gli spazi da occupare“.
Pioli da giocatore
“Mi rivedo in Kjaer – prosegue il mister –, comunica tanto e bene. Avere un difensore come Simon e un portiere come Maignan vuol dire dare una certa organizzazione. Io sono stato adottato dai miei compagni, soprattutto da Gaetano Scirea, andavamo al ristorante assieme, a casa sua dopo l’allenamento. Ho vissuto con campioni in campo e fuori, intelligenti, seri, rispettosi con tutti. Anche con me che finivo per lo più in panchina”.