Tomori ricorda il suo trasferimento al Milan citando Paolo Maldini e raccontando altre emozioni provate in maglia rossonera.
Quando è arrivato a Milano, Fikayo Tomori non era esattamente conosciutissimo dai tifosi nonostante militasse in un top club come il Chelsea. In quel gennaio 2021 non si sapeva cosa aspettarsi dal difensore inglese.
Ben presto, però, si è preso il posto da titolare e si è guadagnato l’apprezzamento dei tifosi. È un elemento importante della squadra di Stefano Pioli, anche se va riconosciuto che in questa stagione non è stato sempre impeccabile. Probabilmente per questo Gareth Southgate non lo ha portato al Mondiale in Qatar.
Fik ha sicuramente le qualità per riscattarsi ed essere un grande protagonista nel 2023. Da quando è al Milan ha fatto vedere di che pasta è fatto e ci si aspetta un buon rendimento da parte sua nei prossimi mesi.
A The Player’s Tribune il giocatore ha ricordato come stava prima di approdare in rossonero: “Prima di arrivare al Milan ero frustrato. La mia carriera al Chelsea era iniziata bene, poi non ho capito che direzione stesse prendendo. Dopo il Covid è cambiato tutto, non giocavo più tanto. Solitamente cerco di non abbattermi, però il mio sorriso era sparito. Poi ho ricevuto la telefonata che ha cambiato tutto“.
Tomori ha raccontato come è stato essere chiamato da Paolo Maldini: “Quando l’ho detto a mio padre, la sua prima domanda è stata ‘Perché Paolo Maldini parla con te?’. Gli spiegai che era il direttore tecnico del Milan e che mi aveva chiamato per sondare la possibilità di trasferirmi lì in prestito. Per tutta la chiamata su Zoom non riuscivo a crederci neppure io. Ero seduto, lo guardavo e ascoltavo senza capire bene“.
Il difensore era emozionato di ritrovarsi davanti una leggenda come Maldini, seppur in una call su Zoom: “Stavo solo pensando ‘Quello è Paolo Maldini’, ‘Sto parlando con Paolo Maldini’, ‘Se non succede niente posso comunque dire di aver parlato con Paolo Maldini’. Mio padre adorava il Milan, ai suoi tempi era una squadra che poteva vincere la Champions League ogni anno. Quando ha capito che la chiamata era vera, si è infervorato e ha iniziato a darmi una piccola storia sul Milan. Pensavo ‘Non so se sono pronto’“.
Fikayo inizialmente non era completamente sicuro di essere pronto a trasferirsi fuori dall’Inghilterra, ma al Chelsea ha avuto modo di parlare con compagni che avevano già giocato in Italia. Ad esempio, Toni Rudiger, Mateo Kovacic ed Emerson Palmieri. Tutti lo spingevano ad accettare.
E anche Thiago Silva gli ha fatto un cenno di assenso importante: “Thiago Silva non conosceva l’inglese, ma quando ha sentito di cosa stessimo parlando disse ‘Milan?’ facendo il pollice per su. Allora ho pensato ‘Ok, mettetemi sull’aereo’“.
Quando è arrivato in Italia, fare il giro del museo Mondo Milan lo ha emozionato: “Ci sono così tanti trofei che non riesci a ricordarli tutti. Guardo le foto alle pareti e mi dico ‘Questo è il posto giusto’. Ci sono Shevchenko, Kakà, Nesta, Ibra, Pirlo, Ronaldinho… Il momento più toccante è stato quando mi hanno consegnato la borsa con dentro la mia tuta. Quando l’ho tirata fuori ho fissato lo stemma. Mio padre mi disse ‘Tu giochi per il Milan’. Dopo due anni ogni volta che guardo la tuta provo una sensazione speciale. Mi dico ancora ‘Gioco per il Milan’“.