Stella Rossa-Milan Coppa Campioni 1988, un match memorabile che ha segnato la storia rossonera. Riviviamone i momenti salienti.
Nove novembre 1988, un classico mercoledì di Coppa di quegli anni in cui le italiane erano protagoniste (e spesso vincenti) in Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni. Un altro en plein di qualificazioni era quasi fatto con Juve, Inter e Roma qualificate in Uefa e la Samp in Coppa delle Coppe. Mancava all’appello solo il Milan, atteso dal ritorno degli ottavi di finale dell’allora Coppa Campioni, a Belgrado, dalla Stella Rossa.
Tornato in Coppa Campioni dopo la vittoria dello Scudetto con la volata contro il Napoli, il Milan di Sacchi si impone al primo turno sul Vitocha Sofia. All’epoca non c’erano gironi o teste di serie con il sorteggio libero e match a eliminazione diretta anche tra big già da subito. L’urna accoppia i rossoneri alla Stella Rossa, compagine campione dell’ex Jugoslavia nella quale figuravano due dei talenti più forti d’Europa, Dejan Savicevic e Dragan Stojkovic, entrambi ancora oggi idoli indiscussi della tifoseria biancorossa.
Le avvisaglie di un doppio confronto alquanto impegnativo si ravvisano già all’andata. A San Siro sono gli jugoslavi a passare in vantaggio proprio con Stojkovic. Uno 0-1 che dura pochissimo a causa dell’immediato pareggio di Virdis, un gol talmente rapido che sfugge anche alle telecamere della Rai. Il matche termina 1-1, un epilogo che impone ai rossoneri di fare risultato nel catino del Marakana di Belgrado, al cospetto di 100mila tifosi serbi agguerriti e rumorosissimi.
Mercoledì 9 novembre si gioca di pomeriggio a Belgrado con la consueta diretta tv su Rai 1. Il Milan è in difficoltà come all’andata. La Stella Rossa sa come impensierire i rossoneri e passa in vantaggio con Dejan Savicevic. Un gol quello del futuro fantasista rossonero che non vedremo mai se non in maniera sbiadita. Si perché, all’improvviso, sul Marakana cala un nebbione biblico quasi fantozziano. Non si vede nulla (anche a causa dei mezzi tecnologici dell’epoca), nemmeno la presunta gomitata che costa l’espulsione a Virdis.
Sotto di un gol e in dieci (senza Gullit infortunato), il Milan è a un passo dal baratro quando al 12′ del secondo tempo, l’arbitro tedesco Paul decide per la sospensione del match. Nessuno si accorge di cosa sta accadendo. In tv, su Rai 1, si sentono solo i tifosi e i calciatori parlare . Il campo è avvolto nella nebbia ma la decisione è presa. Partita rinviata. Si rigioca il giorno dopo in virtù del regolamento dell’epoca che impone la disputa del match interrotto dall’inizio e non dal momento della sospensione.
Sono ore concitate in casa rossonera. Nonostante la sospensione, la squalifica di Virdis per l’espulsione è considerata valida alla stregua dell’ammonizione in diffida di Carlo Ancelotti . Sacchi deve rinunciare a entrambi ma recupera, almeno per la panchina, Gullit che ha seguito la squadra a Belgrado da infortunato e ha superato il provino del mattino.
Si rigioca nel pomeriggio, giovedì 10 novembre. Stavolta il meteo è favorevole. C’è il giovane Graziano Mannari in attacco insieme a Van Basten. Nelle grafiche alquanto rudimentali di inizio match, il nome di Mannari viene reso con un eloquente Grazziano che confonde gli spettatori in Italia.
L’arbitro è di nuovo protagonista quando non concede un gol al Milan per la svirgolata-autorete del difensore Vasilijevic che respinge poi la palla ben oltre la linea di porta, una dinamica che al confronto renderebbe addirittura dubbio il gol di Muntari in Milan-Juve. Una svista clamorosa che il Milan, tuttavia, supera rapidamente con il gol di testa di Van Basten su assist di Donadoni. Un vantaggio effimero quello dei rossoneri, alla stregua di quanto avvenuto all’andata per gli slavi. Passano quattro minuti e il talento debordante di Stoijkovic si manifesta nuovamente per l’1-1.
Il dramma prosegue. Donadoni colpito da una gomitata ha le convulsioni in campo. Terribili le scene dell’esterno rossonero soccorso dai medici. Provvidenziale l’intervento del dottore Monti che gli rovescia la lingua, impedendo il soffocamento di Roberto che passerà poi tre giorni in ospedale.
Saranno i rigori a decidere la qualificata ai quarti di finale. A Belgrado, i tifosi del Milan trovano un altro idolo, Giovanni Galli. Il portiere para i penalty di Mrkela e Savicevic. Rijkaard segna quello decisivo. Nel tardo pomeriggio di giovedì 10 novembre 1988, il Milan esulta, è ai quarti di finale. Uno sliding doors incredibile che ha segnato la storia rossonera. Dopo la Stella Rossa, il Milan avrebbe superato Werder Brema, Real Madrid e sconfitto lo Steaua Bucarest nella finale di Barcellona. Senza la nebbia di Belgrado, forse chissà, una parte del mitico Milan di Sacchi poi vincitore anche di Coppa Intercontinentale e Supercoppa Europea in quell’anno, non ci sarebbe stata.
Da quella sconfitta nacque anche il mito della Stella Rossa. La stagione seguente i serbi si rafforzarono con Prosinecki, Pancev, Mihajlovic, Belodedici, Binic, Jugovic. Saranno proprio loro, insieme a Savicevic, a trascinare i biancorossi alla vittoria della Coppa Campioni 1990-91, in finale a Bari, ai rigori, contro l’Olympique Marsiglia. Uno scherzo del destino. Proprio ai francesi era stato ceduto Dragan Stojkovic, colui che aveva fatto dannare Baresi, Costacurta e Maldini due anni prima. Pare che Dragan, subentrato a partita in corso in finale, si sia rifiutato di tirare uno dei rigori della serie finale. I suoi ex tifosi lo amano ancora, anche per questo…