Daniel Maldini, retroscena su Ibrahimovic: “All’inizio nessuno voleva farlo…”

Daniel Maldini nel giorno di Milan-Spezia ha parlato a SportWeek: ha affrontato diversi temi interessanti. 

Superato il Salisburgo e conquistati gli ottavi di Champions League, il Milan oggi affronta lo Spezia a San Siro. Di fronte si ritroverà come avversario Daniel Maldini, di proprietà rossonera e ceduto in prestito alla squadra ligure.

Daniel Maldini
Daniel Maldini (©LaPresse)

Intervistato dal SportWeek, inserto del sabato de La Gazzetta dello Sport, il figlio d’arte e ha raccontato un aneddoto su Rafael Leao e Alexis Saelemaekers: “Mi vedo spesso con loro. Rafa mi fa ridere, perché non pensa a niente, zero. È bello stare con lui. All’inizio portavo lui e Alexis in giro per Milano per fargli conoscere la città, i posti dove andare, i miei amici. È finita che Saelemaekers usciva da solo con loro. Se mi aspettavo l’esplosione di Leao? Sì. Ha fatto lo scatto in avanti quando ha capito di essere così forte”.

Ha iniziato a giocare a calcio in casa con papà Paolo e il fratello Christian, ha militato nel settore giovanile del Milan ed è arrivato fino alla Prima Squadra. Però non si accontenta: “Vorrei che tutti vedessero quel che posso fare su un campo da calcio. Cosa posso fare? Probabilmente quello che non ho ancora dimostrato. Mi manca qualcosa. Adesso mi sento meglio, più sicuro di me e pronto”.

Daniel ha spiegato perché non sia diventato un difensore come suo padre: “Non mi è mai dispiaciuto difendere. Mi è sempre piaciuto avere il pallone. Ho fatto il trequartista, l’esterno d’attacco, la mezzala. Il mio ruolo preferito è il primo, ma fare la mezzala non mi dispiace affatto”.

Il cognome Maldini è certamente pesare da portare: “È sicuramente diverso che portarne un altro – ammette – ma dipende da come la vivi. Io la vivo bene, ho imparato a farlo. A volte è più pesante, altre è più facile. Come ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro. Non credo smetteranno mai di dire che gioco perché sono figlio di… Dipende anche da me che finisca. Conta sempre chi le dice le cose. A volte ho pensato che magari fosse vero e non me ne accorgessi. Ma la maggior parte delle volte me ne sono fregato”.

Ha ammesso anche aver conosciuto persone che hanno provato a usarlo per arrivare a Paolo: “Sì, ma non mi cambia tanto. Anche qui, dipende da chi me lo chiede”.

Daniel comunque dice di non aver sofferto nell’essere il figlio di una leggenda del calcio: “No. Devi accettare la situazione. Ci saranno stati più contro che pro quando ero piccolino, ma finché vivi sereno… Il paragone mi caricava, ma specialmente mi divertiva”.

Allenarsi con Zlatan Ibrahimovic è stato importante per la sua crescita: “Ti sprona fino a insultarti, ma non te la prendi perché sai che lo fa a fin di bene. Poi finisce l’allenamento e recupera. Ti viene vicino, ti abbraccia. Certo, quando è arrivato nessuno voleva fare le partitelle con la sua squadra. ‘Speriamo che non tocchi a me’ dicevamo”.

Elogi anche per Stefano Pioli: “Mi aiutava a stare sereno, era sempre disponibile, mi spiegava come muovermi in campo. L’anno scorso qualcuno di noi ha cominciato a parlare di Scudetto, gli altri dicevano ‘no, no’, ma si vedeva che ci credevamo in cuor nostro. Quello era un grande gruppo, non vinci uno Scudetto se non crei un gruppo unito. Si sta bene in mezzo ai miei ex compagni”.

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