Lunga intervista a Sandro Tonali, punto fermo del Milan e grande tifoso rossonero, pronto ad una nuova stagione da protagonista.
Salterà con ogni probabilità il debutto stagionale di domani contro l’Udinese. Ma ciò non cambia quanto Sandro Tonali sia fondamentale per l’economia del Milan attuale.
Il centrocampista classe 2000 è stato uno dei punti fermi dell’anno del 19° Scudetto, un vero e proprio trascinatore per grinta e modo di giocare, che lo hanno fatto balzare tra i talenti migliori della Serie A.
Oggi il settimanale Sette ha pubblicato una lunga intervista a Tonali, nella quale il giovane mediano si racconta. Non solo il Milan ed il mondo del calcio, ma anche il suo privato, la crescita e le passioni infantili.
Tonali si racconta: la famiglia, il calcio e la passione milanista
Un Tonali che fin da ragazzino ha sempre avuto il calcio in testa: “Ho sempre avuto questo per la testa. A 8 anni facevo già un’ora di macchina per andare a giocare, a 10 andavo avanti e indietro da Piacenza, a 11 da Brescia. Anche per i sacrifici della mia famiglia, non avevo un piano B. Pensavo solo a diventare un calciatore”.
Il Milan una passione, anche questa, coltivata da sempre: “Nel mio paese, a parte i miei zii interisti, sono tutti milanisti. Mio padre mi ha condizionato, quando poteva prendeva e andava all’estero a seguire le trasferte di Champions. Mi ha trasmesso questo “milanismo” che sento forte anche ora. Non c’è stata la possibilità di arrivare al Milan a dieci anni: ci sono arrivato al momento giusto. E ci voglio restare”.
Il primo provino fallito con i rossoneri: “Tramite un amico siamo riusciti ad andare alla Lombardia 1. Ma a 10 anni il Milan mi vide e non mi prese. Finii al Brescia, una delle mie fortune è stato avere Cellino come presidente, auguro a tutti i giovani di trovarne uno così. Lui contro tutti decise di rispedirmi 6 mesi in Primavera. All’inizio pensavo fosse una bocciatura, ma lui veniva a vedermi, a parlarmi, ho capito che lo faceva per proteggermi. Per non farmi fare il percorso di tanti che per ambizione si perdono. Cellino lo sento ancora spesso”.
Il Milan di oggi: gli insegnamenti di Ibra e lo Scudetto
Oggi Tonali come detto è una delle architravi del Milan scudettato. Ma c’è un percorso significativo dietro alla vittoria: “Un anno fa rinunciai a parte dello stipendio per il Milan. Era la cosa giusta da fare. Il salto di qualità credo sia stata una cosa naturale: per un giocatore essere di proprietà è sempre diverso dall’essere in prestito. Non è la cosa a cui pensi andando a dormire, ma è quel particolare che da solo conta poco, però sommato ad altri fa la differenza”.
Ibrahimovic come vero e proprio maestro: “Ci conosce tutti, tiene tanto a noi, e noi a lui e questo è il momento di stargli vicino perché vive un periodo brutto. Parla con tutti, dal 1° al 23° convocato, trova sempre la motivazione giusta. Dopo la fine del primo tempo in una partita difficile viene a spronarci, poi se servono altri modi sa usare anche quelli”.
Il gol fondamentale alla Lazio: “Già dopo la doppietta di Giroud nel derby abbiamo capito che eravamo lì, bastava un passo falso dell’Inter o una forte testa da parte nostra. È difficile vincere le ultime cinque sapendo che ne puoi pareggiare una: ma noi andavamo in campo pensando ci fosse un unico risultato”.
Le emozioni dello Scudetto: “Abbiamo capito che abbiamo fatto qualcosa di grande, più avanti ce ne renderemo conto meglio. È stato un insieme di cose: decisivo è stato Pioli, che era in una situazione difficile quando è iniziata la nostra scalata. Il mister è bravissimo con tutti, vuole sempre difendere il gruppo”.
Infine gli obiettivi per la stagione che sta iniziando: “Come l’anno scorso, giocare da squadra, giocare bene al calcio senza obiettivi: anche non puntando al massimo, si arriva al massimo. Ai tifosi mostro il nuovo tatuaggio sulla mano: “Impossible” in nero e una lineetta rossa a cancellare le lettere -im: nulla è impossibile, questo è il mio messaggio”.