Chi era Juan Alberto Schiaffino, il fuoriclasse uruguaiano che illuminò San Siro negli anni ’50

Oggi avrebbe compiuto 97 anni Juan Alberto Schiaffino, icona assoluta del calcio mondiale. Rossonero dal 1954 al 1960, immergiamoci nella storia del Pepe…

«Forse non è mai esistito regista di tanto valore. Pareva nascondere torce elettriche nei piedi. Illuminava e inventava gioco con la semplicità che è propria dei grandi. Aveva innato il senso geometrico, trovava la posizione quasi d’istinto”, diceva Gianni Brera per descrivere Juan Alberto Schiaffino, colui che ancora oggi è definito il calciatore più forte di sempre!

Juan Alberto Schiaffino
Juan Alberto Schiaffino

Schiaffino avrebbe compiuto oggi 97 anni. Ci ha lasciati invece nel 2002 quando ne aveva soltanto 77, facendosi ricordare come el dios de futbol. Ma cosa aveva di così speciale Juan Alberto? Quali erano le sue caratteristiche? E come si è guadagnato quei famosi nomignoli che oggi lo riportano facilmente alla memoria?

Bisogna partire dalle origini, da dove tutto è iniziato, per capire cosa ha rappresentato Juan Alberto Schiaffino, soprannominato il Pepe, per il calcio italiano e mondiale. Molti lo ricorderanno per il Mondiale 1950, dove uno Schiaffino 25enne portò il suo Uruguay sul tetto del mondo! Una finale quella giocata contro il favorito Brasile che i Celesti portarono a casa sotto lo stupore di tutti.

Sicuramente Brasile ‘50, con il Maracana a fare da sfondo, è parte integrante della fama e delle notorietà che Schiaffino ha acquisito negli anni, e che ancora oggi gli permette di essere ricordato come il più grande di tutti i tempi. Ma c’è ben altro dietro la storia fantastica del Pepe. Una storia fatta di calcio e non solo, che lo ha reso un calciatore atipico sotto diversi aspetti.

Juan Alberto Schiaffino, le origini

Alberto nasce in Uruguay, a Montevideo, nel 1925. Madre paraguaiana, padre figlio di un italiano emigrato in Sud America. Nel sangue di Juan Alberto c’era già la perfetta mescolanza del talento caldo tropicale e dell’applicazione tecnica tricolore. Insomma, le basi per diventare un grande calciatore erano già nel suo DNA. E in età infantile non tarda a conoscere il gioco del pallone, stimolato anche dal fratello maggiore Raul.

La prima vera società nella quale approda è l’Olimpia nel 1937, ma ci vogliono pochi anni per affermarsi in un club di ben più spessore. Arriva nel ‘42 al Penarol, la quale sede era distante soltanto pochi edifici dalla sua abitazione natia. Con il fratello a fare da garante (centravanti del Penarol), Juan Alberto ci mette pochissimo a dimostrare doti al di fuori del normale nel settore giovanile. E soltanto dopo un anno entra nelle grazie del club passando in Prima Squadra e diventando titolare assoluto.

Inizialmente gioca da ala destra, e nel 1945 chiude il campionato da capocannoniere della serie.

Il soprannome Pepe

Ancora oggi, quando si pensa a Juan Alberto Schiaffino viene automatico associare il soprannome Pepe. Per molti è soltanto Pepe Schiaffino. Ma come mai quel nomignolo? E qual è il suo significato? Il sostantivo pepe raffigura la vera e propria spezia usata per insaporire i cibi, ed è proprio la madre, una casalinga paraguaiana, ad affibbiargli quel soprannome. Le motivazioni sono legate essenzialmente al carattere di Juan Alberto: spigoloso, introverso e se vogliamo burbero.

Era un tipo particolare con un carattere particolare, lo stesso che lo porta molto spesso a discutere e a non trovare pace con diversi allenatori. Ad ogni modo, la sua carriera al Penarol continua tra l’ammirazione e l’entusiasmo della gente. Vince ben cinque campionati in Uruguay ma l’anno di consacrazione è il 1950.

Maracanazo 1950, Schiaffino sul tetto del mondo

I Mondiali in Brasile del 1950 hanno scritto un’importantissima pagina della storia del calcio. Un’annata in cui ti rendi facilmente conto che il gioco del pallone è straordinario e privo di pronostici. La nazionale brasiliana, da padrona di casa, era l’assoluta favorita, doveva e poteva vincere quei Mondiali. Nessuno si sarebbe immaginato che a fermarla in finale sarebbe stato l’Uruguay.

Juan Alberto Schiaffino
Juan Alberto Schiaffino Uruguay

Indimenticabile per molti, quella gara ebbe il potere di zittire i 200.000 tifosi presenti. Stadio Maracana, 16 luglio, Brasile e Uruguay a darsi battagli per il titolo di Campione del Mondo. Il primo tempo getta le prime conferme sui pronostici. Il Brasile va in vantaggio e il finale sembra già scritto. Ma la Celeste non si fa intimorire e continua a giocare da squadra con Schiaffino a dettare le regole in mezzo al campo. In questa fase della sua carriera, Pepe è già stato arretrato al ruolo di interno sinistro di centrocampo, ma è da regista che compie veri e propri miracoli.

È suo il gol del pareggio, che provoca una botta fortissima al morale dei verdeoro. E da lì c’è solo una squadra in campo. Non soltanto la rete dell’1–1, Schiaffino fa tutto da solo e fornisce un assist al bacio per Ghiggia che mette a segno il definitivo gol vittoria. L’Uruguay è campione del Mondo, e Pepe Schiaffino è el dios de futobol.

Gli anni in Italia

Dopo lo storico Mondiale, Schiaffino rimane altri due anni al Penarol, ma i riflettori del calcio europeo che conta sono tutti puntati su di lui. Il primo club a volerlo con forza è il Genoa, ma la trattativa salta perché il giocatore è ritenuto troppo costoso. Subentra dunque il Milan, che con poca fatica riesce ad aggiudicarsi la stella sudamericana che conserva nel suo DNA tracce di italianità marcate.

Juan Alberto Schiaffino
Juan Alberto Schiaffino Milan

In rossonero passa ben sei anni. Sei anni per affermarsi come il regista con la visione di gioco e l’intelligenza calcistica più sviluppate di sempre. Conquista tre scudetti con il Milan, e riceve ovazioni spontanee dalle tifoserie rivali dopo ogni pennellata a disegnare calcio. Schiaffino si fa conoscere per il suo straordinario feeling col gol nonostante la sua posizione più arretrata. Piede educato, preciso e fino, ma non troppo potente.

Gli anni al Milan sono importanti ma segnano la discesa finale della sua carriera. Dopo qualche problema di troppo con i vari tecnici, Pepe passa alla Roma dove ormai 34enne chiude la carriera dopo due anni. Intanto si era conquistato un posto in Nazionale Azzurra, grazie alle origini oriunde del nonno. Soltanto quattro presenze, che gli bastano a ricevere le ultime importanti ovazioni da dio del calcio.

Il post-carriera di Pepe

Dopo l’esperienza alla Roma, Juan Alberto Schiaffino tenta la carriera di allenatore in Uruguay, dove si era ritirato dopo l’addio al calcio. Un tentativo che non trova successo e che lo porta ben presto a dedicarsi all’imprenditoria. Già, perchè Schiaffino, come accennato inizialmente, non era un calciatore qualsiasi.

Anche durante la carriera di giocatore ha sempre reinvestito i guadagni nell’acquisto di appartamenti e negozi. È infatti conosciuto come il primo vero giocatore di calcio ad aver gestito gli stipendi con criteri manageriali. Finisce così la vita di una mente che non smetteva mai di correre, il 13 novembre 2002, soltanto dopo sei mesi la morte della moglie Angelica.

Schiaffino, il giocatore più forte della storia, ha insegnato calcio e non solo. Pepe, oggi 97enne, avrebbe avuto ancora tanto tempo per spiegare come si sta in campo e, assai probabilmente, come si vive una vita!

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