Pioli: “Voglio che Brahim Diaz resti”. E su Asensio…

Intervista dettagliata e piena di significato quella rilasciata da Stefano Pioli per il quotidiano spagnolo AS. Il mister ha toccato diversi temi…

Stefano Pioli è l’uomo del momento! Lo Scudetto vinto col Milan lo ha ripagato del gran lavoro fatto in queste due ultime stagioni e mezzo. Un lavoro oculato, attento e fortemente funzionale.  Nessuno avrebbe scommesso un soldo sulle capacità di questo tecnico, spesso definito un mediocre che non avrebbe mai vinto nulla.

Stefano Pioli
Stefano Pioli (©LaPresse)

E invece, eccolo qui il primo grande trofeo da allenatore di Stefano, uno Scudetto che vale oro e celebrità, dato che il Milan era lontano dai vertici del calcio italiano da ben 11 anni. Adesso, il Diavolo è campione d’Italia, e la sua squadra è finalmente tornata competitiva. Pioli ha avuto ragione nel gioco e nelle idee. Si è distinto per il carattere pacato ed empatico nei confronti dell’ambiente rossonero.

Conclude quindi una stagione da vincente, sia per se stesso che per i suoi giocatori, che sotto la sua guida attenta hanno avuto l’opportunità di mettere in risalto doti e qualità. Ma Pioli non vuole fermarsi, e ha tutta l’intenzione di portare il suo Milan ancora più in alto. Lo ha dichiarato in una gran bella intervista per il quotidiano spagnolo AS. Intervistato da Mirko Calemme, ha parlato di diverse tematiche fondamentali.

Di seguito l’intervista.

Le parole di Pioli

Scudetto: “È stato fantastico. È una delle cose più belle che ti possano capitare in carriera. Vedere i tifosi felici è stata la cosa più gratificante di tutto quello che abbiamo fatto questa stagione. Ci abbiamo creduto dall’inizio, ma ci sono state due gare fondamentali. La rimonta nel derby con la doppietta di Giroud e la vittoria sulla Lazio. Vincere le ultime sei partite, nonostante il calendario peggiore ha dimostrato la forza mentale della mia squadra. La medaglia dello Scudetto ancora non me l’hanno consegnata, ma la conservano a Casa Milan”.

Golazo di Theo contro l’Atalanta: “È stato stupefacente e raro. Se si guarda all’azione, avrebbe potuto fare mille altre cose in quel momento. Ma Theo è come l’ira di Dio, ha una forza e una determinazione incredibili. Quest’anno è diventato un giocatore più completo, è stato un bene per lui andare in Francia con la sua Nazionale, perché significa che ha raggiunto un livello elevato. Credo che è già uno dei migliori terzini al mondo, ma credo che abbia ancora ampi margini di miglioramento”.

Brahim Diaz: “Molti dimenticano che Brahim è ancora giovane e che si trattava della sua prima esperienza da titolare in una grande squadra. È successo anche a Tonali un anno fa, può succedere che una pressione così grande possa causare un andamento altalenante. Ha iniziato alla grande, sono d’accordo, poi gli infortuni e Covid gli hanno tolto fiducia, e forse anche alcune mie decisioni lo hanno deluso. Sono sicuro, però, che è un grande giocatore, con enormi qualità e molto utile per il nostro modo di giocare a calcio. Vorrei che rimanesse al Milan”.

Carlo Ancelotti: “Carlo parla spesso con Paolo Maldini, mi ha fatto i complimenti tramite lui. È un grandissimo allenatore. Ha vinto in tutti i campionati, ha un’intelligenza e una sensibilità che vanno oltre il normale. Sa come gestire grandi squadre e grandi giocatori come nessun altro. Marco Asensio? È un grande giocatore, ma è un giocatore del Real Madrid e sono troppo contento dei miei giocatori per parlare di altri in questo momento”.

Giovani: “L’idea è stata del club, ma il sostegno al nostro lavoro è stato enorme. Sanno che se lavori con i giovani hai bisogno di tempo, ma siamo arrivati a questo risultato perché gente come Zlatan, Giroud, Maignan e Florenzi sono stati un riferimento per i giocatori più giovani. C’era il mix perfetto, un’empatia tra tutti e questo ci ha fatto dare più del 100%”.

Chi ha lasciato il Milan: “Io guardo solo a ciò che dice il campo. Non ho mai visto nessuno di loro (Donnarumma, Calhanoglu e Kessie, ndr) essere superficiale in campo. Ho visto un’enorme cura, professionalità e desiderio di dimostrare che erano molto bravi. Hanno lavorato benissimo e, per questo motivo, auguro loro sempre il meglio, come lo auguro a Franck. È un ragazzo che ha dimostrato di essere un grande giocatore e una brava persona, che lavora sempre con il sorriso sulle labbra. Spero che tutto vada gli vada bene. Al Barçellona o altrove, tranne se ci incontriamo in Champions League. Lì spero di batterlo (ride)”. 

Champions League: “Le partite di quest’anno ci hanno insegnato molto e saremo in prima fascia. Abbiamo aumentato il nostro valore e il nostro bagaglio d’esperienza, giocheremo questa competizione con l’idea di andare avanti il più possibile”.

Passato da “mediocre”: “Nel calcio è normale. Mi sono sempre sentito apprezzato dove ho lavorato, cercando di lasciare tutto migliore di come l’ho trovato. Ora essere elogiati con lo scudetto fa parte certamente del gioco. Ma è così, o sei molto bravo o sei molto cattivo. Le etichette non mi sono mai interessate, ogni allenatore ha le sue idee e la sua filosofia. Sabato vedremo una finale con due grandi allenatori, ma con idee molto diverse. Ci sono diversi modi, ma la soluzione migliore è sempre quella che fa sentire i giocatori a proprio agio. Perché sono loro a fare la differenza”.

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