La Gazzetta dello Sport ha trovato e riportato delle analogie assolutamente interessanti tra Stefano Pioli e Carlo Ancelotti. Si spera che il primo sia in grado di perseguire gli stessi successi del secondo…
Sono considerati i due uomini del momento. Carlo Ancelotti e Stefano Pioli! Uno, a distanza di anni, è tornato nella panchina del Real Madrid continuando a scrivere una bellissima storia e a battere record; l’altro ha compiuto un vero e proprio miracolo segnando l’ascesa di un Milan che era ridotto ai minimi termini.
Carlo ha già vinto la Liga in questa stagione, 35esima per il Real e record per lui che ha conquistato lo scudetto in tutti e 5 i top campionati europei, ed ha inoltre strappato il pass per la finale di Champions League, in maniera clamorosa. Stefano è invece in piena lotta scudetto, con la concreta possibilità di aggiudicarsi il suo primo vero trofeo in carriera.
Storie e carriere diverse, sia da giocatori che da allenatori. Ancelotti ha vinto tutto, sia sul campo, sia in panchina. Stefano, al contrario, ha assaporato la gloria appena ventenne da bianconero, e adesso, ma già da anni, è alla ricerca di successo nelle vesti dell’allenatore intelligente e pacato. Diversi, ma con tanti punti in comune Carlo e Stefano.
La Gazzetta dello Sport, in edicola oggi, ha dedicato un pezzo molto intrigante alle analogie tra Pioli e Ancelotti. Somiglianze che in un momento caldo come questo possono far ben sperare.
Pioli e Ancelotti, quella pazienza ed empatia che fanno la differenza
Partendo dalle basi, ciò che accomuna nel profondo Carlo Ancelotti e Stefano Pioli sono certamente le origini. Tutti e due emiliani, e tutti e due partiti dalla panchina del Parma. Certo, il primo ha avuto una strada maggiormente in discesa, con poca gavetta e squadre già pronte per i successi. Parma, Juventus e Milan.
Il secondo si è dovuto sudare l’approdo in club più blasonati come Inter e Lazio. Ma già dal modo di comportarsi all’interno dei rispettivi spogliatoi si intercettano le prime somiglianze tra i due tecnici. La Gazzetta sottolinea infatti come Carlo e Stefano, guarda caso, vantino nei propri staff la presenza familiare dei figli, e più in generale un forte attaccamento ai collaboratori di sempre.
Ma le analogie più evidenti riguardano i tratti umani dei due allenatori, i modi di porsi all’interno dello spogliatoio con i giocatori, e all’esterno con i dirigenti e il club. Pioli, come Ancelotti, vanta quella pacatezza che sa trasmettere quiete e serenità all’ambiente. Quella capacità di stemperare la pressione come dimostrato in tante situazioni nei tre anni al Milan.
Dal fantasma di Rangnick, al dialogo reciproco instaurato con i rossoneri durante il lockdown. Ma anche nei momenti più bui per la squadra, quando gli infortuni hanno complicato gravemente i piani ambiziosi del club tutto. E poi, è stato immenso il lavoro di Pioli quando il suo Milan puntualmente inciampava nei risultati, e faceva del suo andamento una vera montagna russa.
Stefano, come Carlo, non è un sergente di ferro e con l’empatia e i modi giusti ha saputo risollevare la squadra nei momenti in cui tutto sembrava dato per perso. E ancora, altra analogia evidenziata dalla rosea è il rapporto che sia Ancelotti che Pioli intrattengono con i senatori della squadra. Basta prendere l’esempio di Zlatan Ibrahimovic.
Ancelotti ha allenato lo svedese al PSG, ed è bella la testimonianza di Verratti che descrive il gran rapporto che c’era tra i due. Lo stesso lo fa Carlo, al Real Madrid. Basti pensare alla semifinale contro il City, quando a fine gara dialogava con Kroos e Modric chiedendo consigli sui cambi da fare. Un tratto che si nota in Pioli e nel rapporto con lo stesso Ibrahimovic, ma anche Giroud. È bastato pochissimo per stringere un legame di stima profonda.
E poi c’è anche da sottolineare come entrambi i tecnici amino dare fiducia ai giovani, crescerli e valorizzarli al meglio. Gli esempi in questo caso sono più attuali che mai. Leao, Tonali, Theo Hernandez, Bennacer, Kalulu, Tomori. E Vinicius, Rodrygo, Valverde, Camavinga…
Carlo Ancelotti e Stefano Pioli, carriere diverse sì, ma dei tratti in comune che possono far ben sperare in un momento così ostico per il Milan.