Intervista a Vincenzo Montella, doppio ex allenatore di Milan e Fiorentina, che guarderà con interesse il match di oggi a San Siro.
L’ultimo allenatore ad aver vinto un trofeo sulla panchina del Milan è Vincenzo Montella. Un tecnico che forse non ha lasciato un segno indelebile nella storia rossonera, ma vanta questo merito.
Il tecnico campano, oggi alla guida dell’Adanaspor in Turchia, ha sollevato la Supercoppa Italiana nel 2016. Ultimissima coppa vinta dal Milan, quando ancora era sotto l’egida della famiglia Berlusconi. Oggi però i rossoneri sognano un trionfo nuovo di zecca.
Milan-Fiorentina sarà una partita del cuore per Montella, che ha allenato entrambi i club con risultati però alterni. Ottime le prime stagioni sulla panchina viola, così come l’esordio su quella milanista. Peccato che successivamente sia stato allontanato da entrambe le squadre, dovendo ripartire dall’estero.
Il tecnico ha commentato brevemente la partita di questo pomeriggio: “Sfida tostissima, contro la rivelazione del campionato. Arriva da due ko ma ha qualità e intensità”.
Montella fiducioso: “Con Investcorp crescerà il progetto”
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Montella ha parlato proprio dell’ambizione Scudetto del Milan, che lui stesso aveva indicato mesi fa come squadra che lotterà fino all’ultimo: “Pensavo che sarebbero stati protagonisti a lungo, anche se non immaginavo di vederli davanti a 4 partite dalla fine. Pioli ha un vantaggio leggero ma importante, però è tutto aperto: il calcio sa essere crudele e non mancheranno altre trappole. Sia il Milan che l’Inter sono in partita: ho visto i nerazzurri col Bologna, hanno dominato a lungo. Mi sono piaciuti anche atleticamente, ma è la testa nel rush finale a fare spesso la differenza. L’abitudine a giocare per certi traguardi può darti qualcosa in più, anche la spensieratezza dei giovani può trascinarti oltre i limiti”.
L’entusiasmo ritrovato di San Siro: “Per chi non vince da tanti anni come il Milan, la spinta dei tifosi è solo un vantaggio. Lo scudetto sarebbe un premio al lavoro della società, dei dirigenti e di Pioli, che non hanno sbagliato una mossa: con un budget relativamente basso hanno costruito una squadra competitiva. Tra addii, infortuni, o rendimenti sottotono il Milan ha “perso” l’asse centrale dell’anno scorso, penso a Donnarumma, Kjaer, Kessie, Calhanoglu e Ibra, eppure è primo. Una nota di merito per il club, che ha seguito la linea che si era dato restando sempre coerente. Se il Milan vincerà sarà straordinario, ma va applaudito anche in caso contrario”.
Su Giroud e Ibrahimovic: “Al francese do un 8 in pagella, ha segnato gol pesanti e portato esperienza. Ad Ibra è impossibile dare consigli, io ho smesso quando avevo ancora un anno di contratto… Dipende da quello che ti dice il corpo e da quanto la testa sia disponibile al sacrificio. Ibra è un grande professionista, sa come gestirsi e in campo sa ancora farsi sentire. La rivelazione? Tonali, è cresciuto tantissimo in personalità e gestione della palla”.
Sul passaggio di proprietà imminente: “Ci sono cambiamenti che sono salti nel buio e destabilizzano l’ambiente, ma non è il caso del Milan attuale. Da quello che leggo, l’arrivo di Investcorp potrà apportare dei miglioramenti al progetto sportivo perché l’asticella verrà alzata ulteriormente: un quadro del genere diventa un incentivo per la squadra. È benzina per andare più forte”.