Fantastica intervista su SportWeek oggi, che vede protagonisti Virdis, Zenga e Causio, compagni del corso 2002/03 di Pioli a Coverciano. I colleghi hanno omaggiato il tecnico rossonero…
Stefano Pioli sta sorprendendo tifoserie e critica sportiva. Al terzo anno sulla panchina rossonera, ha dimostrato di essere un tecnico visionario e rivoluzionario. Uno che è stato capace, anche attraverso le sue doti umane, di cambiare in meglio sé stesso e la squadra che gestisce.
Lo dicono i risultati, lo confermano le opinioni estremamente positive su quest’uomo e sul gioco che esprimono i suoi giocatori. Ma Stefano Pioli è sempre stato diverso, se così si può dire. Si è sempre distinto, oltre che per il suo amore per il calcio e applicazione nella tattica, anche e soprattutto per le sue doti relazionali e caratteriali.
Lo raccontano a SportWeek in maniera minuziosa ed estremamente realistica le frasi dei compagni di classe del mister nel corso a Coverciano 2002/2003. Quello che permise al Pioli 37enne, ormai ex calciatore, di conseguire il patentino UEFA Master Pro e buttarsi a capofitto nello spaventoso professionismo delle panchine.
Chi erano i compagni di Stefano in quell’aula di Firenze nel Centro Tecnico del Calcio Italiano? Nomi importanti come Pietro Paolo Virdis, Walter Zenga e Franco Causio.
A cominciare la magica intervista è Pietro Paolo Virdis, uno che col Milan c’ha tanto a che fare. 54 reti in cinque anni da attaccante rossonero. Nel 2002 decise di tentare la carriera da allenatore, anche se oggi fa tutt’altro. Ma Virdis ha ricordato con estremo piacere scene di vita quotidiana che lo hanno legato a Pioli in quel corso a Coverciano:
“Arriva il momento di presentare la tesina, parlo con Pioli e mi accorgo che, senza saperlo, stavamo portando lo stesso programma all’esame finale. Attimo di panico… e adesso che si fa? Ma niente, la cambia lui, sceglie un altro argomento. E questo racconta molto della persona che è. Un uomo educato e disponibile, capace di adattarsi alle novità con pragmatismo” ha raccontato Virdis ai microfoni di SportWeek.
Fondamentali anche le dichiarazioni di Walter Zenga, l’ex portiere che come Pioli ha poi trovato un seguito nelle carriera di allenatore: “Parlavamo molto, ne apprezzavo l’aplomb e la tranquillità. Un secchione? Ma no, direi piuttosto una figura rilassante e pensante. In quegli anni era molto applicato, oggi invece è innovativo, lo colloco nella categoria dei visionari”.
Infine, una delle descrizioni più dettagliate ed estremamente realistiche del Pioli ragazzo le ha fornite Franco Causio, l’ex ala destra che con la Juventus vinse sei scudetti a cavallo degli anni 80’. Causio oggi è un direttore sportivo, ma che nel 2002 come Pioli stava sperimentando l’ambizione di tecnico professionista.
“Persona metodica e capace, non mi stupisce che sia arrivato così in alto. Era molto pacato, ma aveva doti di empatia, sapeva parlare ai calciatori. La mattina andavamo in aula e il pomeriggio applicavamo le teorie sul campo. Con Clagluna e Ferrari, lavoravamo tanto sulla difesa, con Acconcia curavamo di più la fase offensiva. Stefano prendeva tutto molto seriamente. E oggi incarna alla perfezione una frase di Boniperti, “il bravo allenatore è quello che fa il meglio coi giocatori che ha a disposizione””.
Basta poco per comprendere che il comune denominatore nelle dichiarazioni di Virdis, Zenga e Causio sia quella empatia e tranquillità che contraddistinguono la persona di Stefano Pioli. Prerogative, insieme alla pazienza, che lo hanno condotto saggiamente al posto che oggi ricopre. E al livello che assai probabilmente merita.