L’attaccante del Milan ha parlato in esclusiva in una intervista rilasciata in un talk show con il presentatore Johnny De Mol
Continua a far parlare di sé Zlatan Ibrahimovic. Ancora un’intervista, ancora parole importanti sia sul suo passato che sul suo futuro. Lo svedese è da poco stato eliminato dal Mondiale con la sua Nazionale e questo può influire molto sulla sua decisione di continuare o meno col calcio giocato a partire dalla prossima stagione.
Ibra è tornato in gruppo da diverse settimane ed è pronto a dare il suo fondamentale apporto al Milan di Stefano Pioli nella cavalcata finale di questa stagione. Non sappiamo se questa sarà la sua ultima stagione da calciatore, ma sarebbe fantastico per lui chiedere da vincente, cosa che lo ha contraddistinto per tutta la sua carriera.
Ecco cosa ha detto ai microfoni della televisione olandese HLF8 con il conduttore Johnny De Mol, parlando in primis della sua prima grande avventura con l’Ajax quando era praticamente un ragazzino: “Ricorderò sempre Amsterdam per il grande impatto che ha avuto sulla mia carriera. Sono molto felice di aver seguito la scuola dell’Ajax, sono il giocatore che sono ora perché ero all’Ajax. L’Ajax è il club che mi ha presentato al mondo. Di questo ne sono molto grato. Se potrò mai tornare? Perché no. Per giocare non penso, sono abbastanza bravi senza di me, in campo non hanno hanno bisogno di più di quello che hanno. Sono davvero molto bravi. Hanno passato un periodo difficile per alcuni anni, ma ora sono tornati al loro posto”.
Poi Zlatan ha parlato della sua condizione fisica, del fatto di non sentirsi più un giovane atleta. Sembra consapevole che la sua avventura col calcio giocato sia ai titoli di coda ormai: “All’inizio credevo di essere Superman, ma ad una certa età ho scoperto di non esserlo: devo prestare molta più attenzione al mio corpo rispetto a prima. Ogni mattina quando mi sveglio, i primi cinque-dieci minuti sono duri. Ho una routine fissa al mattino e cerco di mantenermi il più in forma possibile. Voglio rimanere ai massimi livelli. Dai trent’anni il dolore non scompare, ma si muove nel mio corpo”.
E ancora: “Voglio giocare il più a lungo possibile, ma portando risultati e prestazioni, non voglio farlo solo per il mio nome. Facciamo le stesse cose per 20 anni, non è facile, mi spaventa. Ho visto tanti giocatori deprimersi. Non voglio rimpianti”.
Che dire di queste parole? Magari qualche anno fa questa intervista sarebbe stata diversa. Avrebbe parlato del suo futuro, di essere sempre il migliore del mondo. Invece questa volta è stato diverso. Forse Ibra inizia a rendersi conto che tutto sta finendo. Noi ovviamente ci auguriamo di no, ma tutto ha un suo corso. E se il Milan è tornato a competere ai vertici italiani, se il Milan è tornato in Champions League, gran parte del merito va dato a lui, a Zlatan Ibrahimovic.
Non è mancata la parte in cui parla del suo libro, Adrenalina: “Ho scritto il libro per inviare un messaggio ai giovani. Voglio dirgli che tutto è possibile. Devi credere in te stesso, in quello che stai facendo. Sono la prova vivente che tutto è possibile”.
“Difficile essere considerati vecchi nel calcio?”
“No.”
“Hai potere sulle persone?”
“Si.”
“Koeman è il miglior allenatore che hai avuto?”
“No.”
“Ti consideri una persona obiettiva?”
“Si.”
“Hai più nemici che amici?”
“Sì.”
“Avresti vinto un Mondiale se non fossi nato in Svezia?”
“Sì.”
“Van der Meyde è un buon amico?”
“Sì.”
“Sei coraggioso?”
“Sì.”
“Credi in Dio?”
“Credo in me stesso.”
“Cosa ti rende felice?”
“Rendere felici gli altri.”