I maggiori episodi da moviola di Cagliari-Milan 0-1. Gara piuttosto turbolenta, anche nel finale, ma c’è un rischio in area rossonera.
Una partita a dir poco emozionante, almeno per l’intensità con cui Cagliari e Milan l’hanno disputata. Battaglia vera e propria, da cui è uscita vincitrice la squadra rossonera, con ampio merito.
Anche l’arbitro della gara, Marco Di Bello, ha scelto un metro di giudizio piuttosto permissivo. Un rischio, visti i tantissimi contrasti ed i nervi accessi mostrati dalle due compagini. Il tutto sfociato nella rissa finale procurata dai cori razzisti di alcuni tifosi sardi.
Oggi la Gazzetta dello Sport ha analizzato i maggiori episodi da moviola del match. Non tantissimi a dire la verità, ma qualcosa va approfondito in maniera più chiara.
Regolare il gol di Bennacer, ma Maignan rischia troppo
Come detto il signor Di Bello ha lasciato molto, troppo correre in alcune occasioni. Basti pensare che ha interrotto il gioco nel primo tempo solo 5 volte per fischiare delle irregolarità. Ne è scaturito qualche errore palese, come un fallo inesistente di Goldaniga su Giroud che ha fatto infuriare il Cagliari, mentre ha clamorosamente sorvolato sul netto intervento di Altare su Theo.
Rischia l’ammonizione lo stesso Theo Hernandez, che si tuffa nell’area sarda al 22′ minuto, tallonato da Bellanova. Di Bello vede bene ma ‘grazia’ il rossonero, che a sua volta aveva subito ammesso di non aver subito fallo.
Regolare il gol di Bennacer. Il sinistro volante dell’algerino arriva dopo una sponda di Giroud: il VAR ha controllato se la posizione del francese fosse regolare al momento di ricevere il pallone. Tutto buono, visto che il numero 9 milanista è pienamente in linea con i difensori del Cagliari.
Il vero rischio per il Milan è arrivato nel finale. All’87’ minuto, su un cross in area rossonera, Maignan esce ma manca il pallone andando invece a colpire la testa di Lovato. Il replay evidenza il tocco solo accennato, ma l’intervento fuori tempo poteva costare caro al portiere. Graziato invece da Di Bello che lo giudica un contrasto regolare. Il VAR non lo richiama, giustamente, visto che il direttore di gara sul campo aveva già constatato il tutto.
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