Pep Guardiola si gode la vittoria nel derby di Manchester, ma utilizza un termine di paragone che non farà felici i rossoneri.
Ieri il Manchester City ha imposto l’ormai solita legge del più forte. La squadra inglese ha stravinto il derby cittadino contro lo United, con un secco 4-1 che conferma la qualità e la forza dei citizens.
Pep Guardiola può godersi il gran momento dei suoi, che sono in corsa per vincere sia la Premier che la Champions League. Una delle rose più forti, tecniche e complete del panorama calcistico attuale.
Lo stesso Guardiola però al termine dell’incontro ha parlato con termini critici e molto attenti in conferenza stampa. Il tecnico spagnolo ha lasciato intendere di non voler solo creare alte aspettative. I suoi devono giocare bene secondo i propri dettami, ma dando continuità al proprio percorso, senza esaltarsi per singole prestazioni.
In pratica l’ex allenatore di Barcellona e Bayern Monaco non sopporta le esaltazioni assolute e le critiche feroci verso la propria squadra, qualora arrivassero risultati meno soddisfacenti in alcune occasioni: “Sono un tecnico sempre esigente, ma conosco i miei limiti così come quelli dei miei calciatori. Qui si pensa che il City deve vincere e giocare bene perché è…il City! Se non vinciano 7 trofei in stagione è un fallimento. Ma non funziona così. Sono critico, ma quando giochiamo bene giochiamo bene. E oggi, nel secondo tempo, abbiamo veramente giocato bene”.
Guardiola utilizza poi un paragone con il Milan del passato e del presente: “Ricordo il Milan di Sacchi e Capello, da giovane li ammiravo perché giocavano un calcio moderno e vincevano la Champions League spesso. Poi il ciclo è finito per 8-9 anni non hanno vinto più nulla, il Milan neanche ha partecipato alla competizione. Dobbiamo evitare di fare la stessa fine. La forza di una squadra si basa su stabilità e continuità, restare sempre al top senza esaltazioni o critiche feroci”.
I tifosi milanisti non saranno contenti di questo paragone. Ma effettivamente il Milan dello scorso decennio è l’esempio lampante della grande decaduta: una squadra che storicamente in Europa ha sempre vinto o fatto grandi cose, costretta poi a restare in disparte per molto tempo. Non vanno però dimenticati i problemi societari, la crisi Fininvest, la cessione del club da parte di Berlusconi e le recenti gestioni poco illuminate. Ma con Elliott si sta tornando a fasti quanto meno simili al passato.