Dejan Savicevic, cosa fa oggi il leggendario numero 10 del Milan

Dejan Savicevic, leggenda del Milan e idolo per tanti tifosi . Una carriera completa la sua nel mondo del calcio. Ecco cosa fa oggi il Genio rossonero

“Non siamo più il Milan di Berlusconi”, lo ha ribadito recentemente Paolo Maldini in un’intervista in cui gli si chiedeva degli obiettivi di mercato rossoneri. Parole importanti che arrivano da chi quel Milan, al massimo splendore, lo ha vissuto vincendo tutto quello che c’era da vincere.

Dejan Savicevic
Dejan Savicevic (Ansa Foto)

Un Milan, quello di fine anni Ottanta e inizio dei ’90, dominatore in Serie A e in Europa tra scudetti vinti, trionfi in Coppa Campioni e anche finali perse. Un club padrone anche del mercato con acquisti in serie dei migliori calciatori d’Italia e d’Europa. Emblematica l’estate 1992-93 nella quale Berlusconi porta al Milan, Gianluigi Lentini, Jean Pierre Papin e Dejan Savicevic, quest’ultimi due reduci dalle vittorie in Coppa Campioni con Olympique Marsiglia e Stella Rossa.

Per acquistarli, il Presidente spese oltre 40 miliardi di lire complessivi, una cifra iperbolica all’epoca. Di quei tre, un calciatore rimarrà per sempre nel suo cuore, Dejan Savicevic, il numero dieci per eccellenza, il Genio rossonero, un fuoriclasse per il quale Berlusconi stravedeva al punto da contestare apertamente le scelte di Fabio Capello che, a volte, non lo schierava per la sua “pigrizia”.

Si perché Savicevic incarnava al meglio l’indole slava, genio e sregolatezza allo stesso tempo. Un calciatore che in giornata vinceva le partite da solo ma che, all’improvviso, poteva anche smettere di correre per poi riaccendersi con quei suoi dribbling, frutto di una tecnica unica e irripetibile per l’epoca, guastata da continui problemi fisici che ne hanno limitato il rendimento

Savicevic, i numeri e le vittorie con il Milan

Con il Milan, Savicevic disputerà sei stagioni dal 1992-1993 al 1997-98 con 144 presenze totali e 34 gol tra Serie A, coppe europee, Coppa Italia e Supercoppa Italiana. In rossonero vincerà tre Scudetti, la Coppa Campioni del 1994, una Supercoppa Europea e tre Supercoppe Italiane. Dejan condividerà l’esperienza in rossonero con altri fuoriclasse. Tra questi Baresi, Maldini, Gullit, Van Basten, Rijkaard, Donadoni, Desailly, Weah e Roberto Baggio con il quale formerà una coppia di numeri 10 da sogno nella stagione 1995-96, quella dell’ultimo scudetto rossonero di Capello.

Dei suoi gol e delle sue giocate resta indimenticabile il magnifico pallonetto a Zubizarreta nel 4-0 al Barcellona di Cryuff nella finale di Coppa Campione di Atene. Una prodezza impensabile che resta, tuttora, uno dei gol più belli della storia del calcio.


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Di Coppe Campioni, Savicevic avrebbe potuto vincerne altre due. Nel 1993, per la regola dei tre stranieri, Capello non lo schiera contro l’Olympique Marsiglia nella finale di Monaco di Baviera. Nel 1995, invece, un infortunio lo costringe a saltare la sfida di Vienna vinta dall’Ajax con gol di Rijkaard. Un rimpianto che Dejan porta ancora con sè. Era in forma smagiante, il montenegrino autore di una doppietta decisiva nella semifinale contro il PSG di Weah.

Poca fortuna anche in Coppa Intercontinentale. Nel 1993, il Milan la gioca al posto dell’Olympique Marsiglia squalificato. Capello preferisce Raduciou a Savicevic e il San Paolo vince 3-2 con gol beffa di Muller nel finale. Nel 1994, Dejan è in campo a Tokyo contro gli argentini del Velez allenati da Carlos Bianchi, guidati dal leggendario Chilavert in porta. I rossoneri perderanno 0-2, un risultato che grida vendetta considerata l’indubbia superiorità dei rossoneri.

Savicevic dà colpa ai giocatori
Dejan Savicevic (©Getty Images)

Dopo il ritiro: allenatore e dirigente

Dopo l’addio al Milan, Savicevic concluderà la carriera da calciatore al Rapid Vienna. Nel 2001, il ritiro dal calcio giocato. Di lì a poco cambierà ruolo e diventerà allenatore della nazionale della Jugoslavia poi diventata Serbia e Montenegro. Lascerà l’incarico nel 2003. Era una nazionale diversa da quella in cui aveva militato e disputato il Mondiale di Italia ’90, nella quale la Jugoslavia, ancora unita con serbi, croati, sloveni e montenegrini, arrivò fino ai quarti di finale, eliminata a Firenze, dall’Argentina di Maradona ai calci di rigore.  Una sconfitta sportiva che ha anticipato il disastro politico-sociale culminato nella sanguinosa Guerra Civile.

Con l’indipendenza del Montenegro, Savicevic, nato nella capitale Podgorica nel 1966, diventa il presidente della Federazione Calcistica Montenegrina e contribuisce, nel 2007, alla nascita della nuova nazionale nella quale militeranno, tra gli altri, Mirko Vucinic, Stevan Jovetic e Stefan Savic. Il Montenegro, finora, non ha ottenuto la qualificazione a Europei e Mondiali. Savicevic è rimasto presidente e nel 2017 ha ottenuto l’ennesimo rinnovo del mandato, in attesa di nuove elezioni.

In una diretta Instagram ripresa da Goal.com, Savicevic ha dichiarato: “Dopo tanti anni fa piacere che la gente si riorda ancora di me..” Impossibile dimenticarti, campione, specie per chi ti ha vissuto da tifoso, compagno di squadra e … avversario.

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