L’ex allenatore del portoghese ai tempi dello Sporting racconta Leao ai microfoni della Gazzetta dello Sport.
I miglioramenti di Rafael Leao in questa stagione sono ormai sotto gli occhi di tutti. Il portoghese è totalmente un altro giocatore rispetto ai primi mesi in rossonero, grazie alla continuità e all’impegno messo.
L’ex Lille si sta dimostrando uno dei migliori prospetti del calcio europeo e continuando così può diventare il campione che la società rossonera aveva intravisto quando lo strappò alla Ligue 1 per portarlo a Milano. Di lui ha parlato il suo ex allenatore ai tempi dello Sporting Lisbona, Tiago Fernandes.
Queste le sue parole ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “Il club voleva liberarsene, era poco aggressivo, svogliato, così lo presi sotto la mia ala. Vi racconto un episodio. Eravamo al check in, pronti per andare a Cape Town in tournée, ma al momento dell’imbarco Leao si accorge di aver dimenticato il passaporto. Noi increduli. Avrei voluto tirargli due schiaffi. E’ finita che lui rimase un giorno lì da solo!. Non dormii tutta la notte, lo chiamai dieci volte. Quando ci raggiunse gli spiegai che certe cose non si fanno”.
Fernandes ha poi aggiunto: “Può arrivare a 15 gol: è uno dei ’99 più forti in circolazione. A gennaio 2020 ho parlato con Pioli e gli ho detto che può giocare da 9. Oggi fa l’esterno ma davanti potrebbe essere devastante. Con quel dribbling è come schierare un uomo in più. Può giocare da 9? Dipende dal sistema, lo vedo bene con Ibra”.
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Il tecnico ha poi raccontato di quando Pavel Nedved andò da lui dopo un match di Youth League per sottolineare le qualità del portoghese. “Contro la Juve la miglior partita giocata sotto la mia gestione. Ottobre 2017 in Youth League. Leao segna due gol, si guadagna un rigore e fa anche un assist. A fine partita mi ferma Nedved e si complimenta. Si sofferma su Leao e dice ‘Quel ragazzo è davvero forte’, aveva ragione”.
Ancora un aneddoto: “A distanza di anni mi piace pensare di averlo messo sulla strada giusta. Gli dicevo di non fermarsi e di avere fame, di non perdere palla dopo un contrasto e non mollare. Cose che fa anche Pioli, ne abbiamo parlato a lungo, lui ha molta fiducia. Lo chiamava ‘il Leone’ ma per farlo rendere meglio gli mettevo contro dei centrali tosti. C’era Demiral tra questi e Leao venne nel mio ufficio a lamentarsi della marcatura”.