Mihajlovic: “Mai capito l’esonero al Milan. Non era una squadra…”

Sinisa Mihajlovic torna a parlare della sua esperienza come allenatore del Milan. Una delusione che ancora lo lascia interdetto.

Il Bologna è l’unica squadra di Serie A che è stata ufficialmente fermata per via del focolaio Covid. La ASL emiliana ha infatti vinto il ricorso contro la Lega calcio, bloccando la squadra felsinea che non scenderà in campo neanche martedì prossimo contro il Cagliari.

Mihajlovic
Sinisa Mihajlovic (©LaPresse)

Più tempo dunque per recuperare giocatori e per preparare gli impegni. Un tempo che Sinisa Mihajlovic, apprezzato tecnico rossoblu, spende anche per parlare delle sue esperienze da allenatore. Lo ha interpellato il Corriere dello Sport, quotidiano che ha chiesto al serbo di ripercorrere la propria carriera.

Mihajlovic, prima di affermarsi con il Bologna in panchina, ha anche avuto la grande chance di guidare una big. Nella stagione 2015-2016 fu infatti scelto da Adriano Galliani per il Milan, come sostituto del deludente Filippo Inzaghi. Un’esperienza importante e formativa, che evoca però ancora molti rammarichi in Sinisa.


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Un rammarico dovuto sicuramente alla fine sorprendente di quell’esperienza. Mihajlovic venne infatti esonerato il 12 aprile 2016, dopo una sconfitta interna contro i campioni in carica della Juventus. Nonostante l’ottima prestazione ed i miracoli di Buffon, la società rossonera decise per l’allontanamento del tecnico serbo.

Questo il ricordo non proprio allegro di Miha: “A volte sono stato mandato via, altre me ne sono andato io. Ma ho sempre fatto meglio di chi mi aveva preceduto e anche dell’allenatore che mi ha sostituito. Per esempio al Milan: non ho mai capito fino in fondo perché sono stato esonerato. Eravamo quinti o sesti in classifica ed avevamo pure raggiunto la finale di Coppa Italia”.

L’allenatore non aveva una gran considerazione della rosa a sua disposizione: “Sinceramente credo che con quella squadra, che del Milan portava solo il nome, non si poteva fare di più. Era un periodo difficile, quella non era una squadra all’altezza. Non a caso l’anno dopo fecero una rivoluzione, degli 11 titolari partirono in 9. Rimasero solo Donnarumma e Romagnoli, i due talenti che lanciai io nel Milan”.

Non ha forse tutti i torti Mihajlovic, che fu cacciato per volere di Silvio Berlusconi con il Milan al sesto posto. Il suo rimpiazzo, ovvero Cristian Brocchi, andò peggio: chiuse con una settima posizione che escluse i rossoneri dall’Europa League e perse la finale di Coppa Italia contro la Juve. Chissà cosa sarebbe successo se il grintoso Sinisa fosse rimasto ancora per qualche tempo sulla panchina rossonera.

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