Ibra presenta il suo libro: “Cosa fai quando in 50.000 ti chiamano zingaro?”

Il video è stato pubblicato sui social dallo stesso attaccante rossonero. Il suo libro, “Adrenalina” sarà in edicola dal 2 dicembre

Dopo il film “Zlatan”, ora è il turno del libro “Adrenalina”. Il protagonista è sempre lo stesso, Ibrahimovic. Con una frase pubblicata su Twitter ha fatto capire tante cose.

Zlatan Ibrahimovic
Zlatan Ibrahimovic (©LaPresse)

“50.000 persone ti chiamano zingaro. Tu che fai?”. Queste sono le parole di Zlatan Ibrahimovic. Perché spesso si parla di razzismo contro i giocatori di carnagione scura e si tratta assolutamente di episodi da condannare. Ma anche essere chiamati zingaro è razzismo. Tutto questo e molto altro sarà presente nel libro di Zlatan, “Adrenalina”. Una nuova avventura dunque per lo svedese dopo il film uscito solamente da quindici giorni.


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Ibra non hai mai esternato le proprie emozioni, ma evidentemente ci rimane male quando viene definito in questa maniera dai tifosi avversari. L’ultimo caso, lo ricorderete, è avvenuto qualche settimana fa nel match giocato all’Olimpico contro la Roma. In quell’occasione Zlatan è stato anche ammonito per aver risposto, a modo suo, agli insulti dei supporters giallorossi.

Ecco un estratto del racconto dello svedese presente sul sito di Amazon: “Quando sono in campo, sentire di essere amato mi dà una carica impressionante. Ma anche l’odio mi trasmette tanto. Quando mi fanno incazzare, vado a un livello superiore: sono più attento, più concentrato, più forte, più desideroso di dimostrare qualcosa. Se mi odiano, mi migliorano. Per questo, partite come i derby mi caricano a mille e mi riempiono di una rabbia speciale che mi porta più in alto. Ma oggi ho molto più controllo di un tempo, quand’ero giovane. Anche perché i figli mi hanno dato una calma e un ritmo che prima non avevo. Fino alla nascita del primo, portavo in casa il calcio e tutta la mia rabbia. Poi sono cambiate le cose. Tornavo a casa, guardavo i bimbi e dimenticavo tutto. Ecco, loro sì che mi hanno rovesciato. Sono entrati nella mia vita e il calcio all’improvviso ha smesso di essere la cosa più importante. Contava solo che stessero bene”.

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